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Libero e la libera interpretazione della Carta di Roma

«Possibilità di strumentalizzare e interpretare i codici», accusa il quotidiano. Ma alcune violazioni lasciano poco spazio all’interpretazione

«Case popolari a rom e sinti. Se il giornalista perde il diritto di critica». Lo scrive Libero oggi, nel commentare la vicenda che vede protagonista Andrea Miola, giornalista che scriveva per Cronaca Qui al quale l’Odg Piemonte ha notificato l’apertura di un procedimento disciplinare.
Due anni fa Articolo 3, l’Osservatorio contro le discriminazioni di Mantova, presentava all’Ordine della Lombardia un esposto nei confronti del quotidiano Cronaca Qui, nel quale metteva in evidenza circa 50 articoli pubblicati tra maggio 2010 e agosto 2011 a firma di sette giornalisti, tra i quali Andrea Miola. L’Osservatorio, che monitorava il quotidiano sin dal 2008, aveva selezionato in questa occasione gli articoli contenenti le violazioni della Carta di Roma ritenute più gravi e palesi, tutte riguardanti la stigmatizzazione della comunità rom.
In seguito all’esposto, l’Ordine della Lombardia aveva già preso una decisione su Francesco Bozzetti, una delle altre sei firme: censura per violazione dell’art. 9 del Codice di deontologia relativo al trattamento dei dati personali (legge 675 /1996 sulla privacy) e della Carta di Roma (l. n. 25 del 25 giugno 1993 sul diritto dei migranti).
Poco tempo dopo è giunta la notifica di apertura di procedimento disciplinare a Andrea Miola, la cui storia è finita su alcune testate nazionali. Il Consiglio di disciplina del Piemonte vuole verificare, scrive Libero, «se abbia violato la Carta di Roma, cioè il protocollo deontologico su richiedenti asilo, rifugiati, vittime della tratta e migranti» e aggiunge che «rimane la possibilità di strumentalizzare e interpretare i codici».
 
Ribadiamo, innanzitutto, che il Consiglio di disciplina del Piemonte per ora ha solamente notificato l’apertura del procedimento disciplinare e che Miola avrà la possibilità di difendersi. L’Ordine farà le sue valutazioni e solo al termine del procedimento emetterà una decisione.
A proposito della «possibilità di strumentalizzare e interpretare i codici», riportiamo, invece, alcune frasi estratte dagli editoriali oggetto dell’esposto firmati da Miola.
«Milano ha deciso di tenersi i rom che, essendo allergici al lavoro, vivono ovviamente rubando. Il motivo di tale scelta è oscuro. La verità, invece, un po’ meno» (da «Sui nomadi qualcuno mente», Cronaca Qui, 24 agosto 2010); «Meglio parlare una lingua straniera, magari l’arabo o l’idioma dei rom, e come per incanto ti ritrovi un mazzo di chiavi fra le mani e un tetto gratis sotto cui vivere» ( da «La cittadinanza? È spazzatura», Cronaca Qui, 26 agosto 2010); «D’altronde, i rom non lavorano. Quelli che lo fanno si contano sulle dita di una mano. Gli altri, si sa, campano compiendo ogni sorta di reato» (da «La civiltà negata ai bimbi nomadi», Cronaca Qui, 11 giugno 2011).
Riteniamo che alcune violazioni della Carta di Roma lascino davvero poco spazio alla strumentalizzazione e all’interpretazione, come in questo caso.
A chi accusa il sistema di mettere a tacere i liberi pensatori, ricordiamo che la funzione delle regole deontologiche è ben altra. L’intero codice nasce con l’obiettivo di difendere la correttezza e l’autorevolezza del lavoro giornalistico; lo stesso diritto di critica ha dei limiti che risiedono nella verità, continenza e pertinenza. Regole che tutelano, in primo luogo, lo svolgimento corretto di una professione carica di responsabilità.
L’unica libera interpretazione della Carta di Roma, questa volta, ci sembra essere quella di Libero.
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