A giudicare dai dati diffusi da Vox, la campagna del Consiglio d’Europa contro i discorsi di odio diffusi online (nohatespeechmovement) non sembra aver prodotto in Italia i risultati sperati.
Quasi 2 milioni di messaggi twitter sono stati monitorati e analizzati da 3 università italiane per produrre la prima mappa dell’intolleranza. L’idea e la metodologia si ispirano ad un lavoro analogo prodotto dalla Humboldt State University della California che cerca di misurare attraverso la terminologia veicolata dai tweet negli Stati Uniti il livello di intolleranza espresso dal paese.
I termini dell’odio usati prevalentemente in Italia sono “terrone” “zingaro” e “negro”, ma non manca anche la creatività italica che si è espressa anche attraverso le parole del presidente della FIGC, “mangiabanane”.
Come ricorda Paolo Colonnello dalle colonne de La Stampa il lavoro di Vox è stato anche quello di confrontare i dati con le notizie di cronaca e scoprire che “in corrispondenza dell’uso ripetuto di determinate parole di intolleranza, odio o disprezzo, […] corrispondesse nelle zone sotto osservazione un cospicuo numero di crimini correlati».
Alla violenza fisica sembra infatti far da sponda la violenza verbale verso le donne che risultano essere il bersaglio preferito del linguaggio d’odio. Il livello di intolleranza che si esprime attraverso quei 140 caratteri è alto anche verso le persone straniere e gli omosessuali.
Una fotografia allarmante che gli autori di Vox consegneranno a Comuni, Regioni e istituti scolastici, perché si lavori adeguatamente, speriamo, per la prevenzione.
Italia la mappa dell’intolleranza – L’Espresso, 28.01.2015
Mappa dell’intolleranza, su twitter le donne maggiormente colpite – Redattore Sociale 28.01.2015
La mappa dell’odio in 140 caratteri – Il Venerdì di Repubblica, 30.01.2015