Bisogna riconoscerlo, i promotori della retorica dell’invasione hanno inventiva: l’ultima trovata è quella del “piano criminale” dietro all’arrivo di donne incinte. Spiega bene la vera situazione Alessandro Gilioli su Piovono rane
C’è chi la retorica dell'”invasione” la rifila ai lettori in tutte le salse. Così, dopo quella di migranti, immigrati, profughi e clandestini, questa volta è il turno di una categoria ben precisa: le “migranti violentate e messe incinte”.
L’invasione del giorno è servita, anche oggi. E a fornirci questa sua fantasiosa versione è Il Giornale.
Armate di pancia
Le donne in questione, secondo l’autrice, sono le vittime di un “possibile disegno criminale”, rivelato – udite, udite – da “alcuni poliziotti, che operano a stretto contatto con gli immigrati” e dei quali – ovviamente – il nome non è noto: «Sono violentate non solo per mero passatempo, ma perché porteranno in grembo un figlio libico, magari islamico, per partorirlo in Occidente. Il disegno di un’invasione».
L’arma dei criminali al di là del mare, quindi, sarebbe il figlio portato in grembo dalle gestanti che riescono a giungere in Europa – sempre secondo gli innominati esperti delle forze dell’ordine. Figlio che – attenzione – potrebbe essere islamico: eh sì, che un bambino ci nasce islamico, come se questa islamicità – la tesi assurda e inventata richiede un termine altrettanto assurdo e inventato – fosse ereditaria, nascosta da qualche parte nel dna. Insomma, non lasciatevi intenerire dai pargoletti di migranti e rifugiate: sono invasori.
La faccenda alla quale nel titolo è data tanta enfasi, comunque, viene liquidata così, brevemente, per poi lasciare spazio alle solite cifre su arrivi e richieste d’asilo.
“Il piano diabolico delle migranti incinte”
Dobbiamo essere onesti: è sempre più difficile trovare ogni volta parole diverse per rispondere in modo paziente e efficace alle sempre nuove trovate di alcune testate. Un giorno per offrire la dose di allarmismo quotidiano a lettori e utenti, quello dopo per provocare, quello dopo ancora per calcare la tesi di qualche predicatore d’odio: edizione dopo edizione pubblicano articoli vuoti, infondati, superficiali, approssimativi, distorti che puntano solo sulle parole a effetto, dimentichi di logica e deontologia. Bisognerebbe ripartire sistematicamente dall’abc della professione.
Ci viene in aiuto, in questo caso, Alessandro Gilioli che sul suo blog “Piovono rane” (L’Espresso) pubblica “Il piano diabolico delle migranti incinte“.
“Consiglio alla collega che ha scritto il pezzo, se vuole approfondire l’argomento, di andare a parlarne direttamente con le donne migranti. Arabe e non, musulmane e non”, scrive Gilioli. Già, perché se l’autrice lo avesse fatto – e qui torniamo alla conoscenza e applicazione dell’abc della professione, appunto – scoprirebbe una realtà ben diversa da quella proposta nel suo articolo, come Alessandro Gilioli spiega bene nel commento.
Ne suggeriamo la lettura. Soprattutto, ne suggeriamo la lettura all’autrice, ai redattori e titolisti del Giornale: chissà che non riescano ad ampliare le loro conoscenze in materia.