Un aspetto veramente appassionante degli ultimi anni di sport e di successi delle nostre atlete e dei nostri atleti è che rappresentano perfettamente l’Italia multicolore, l’Italia del meticciato, l’Italia multilingue e multirazziale che, contro tanti pregiudizi abbiamo comunque costruito.
Tu guardi il capolavoro tennistico di Jasmine Paolini e ti domandi quanti anni luce siano lontane le sparate salviniane del “prima gli italiani” e ancora di più l’insopportabile “seee, poveri cristi” di una presidente del consiglio che all’estero ogni volta ci fa vergognare anche se una certa stampa italiana continua con la solfa che lei è meglio di chi la circonda.
Jasmine Paolini, come Paola Egonu, come Myriam Sylla, come Mattia Furlani, come Marcel Jacobs e decine e decine di altri campioni, è figlia di padre toscano, nata nella splendida Garfagnana, e di madre polacca con nonna ghanese. Parla tre lingue senza averle dovute studiare. Ha un sorriso contagioso che se la guardi ti passa il cattivo umore. E’ piccola di statura in un mondo di atlete altissime, ha gli scatti felini di un gatto, un dritto fulminante e sa stare a rete. Una tennista completa che ora si gioca la finale al Roland Garros.
Ecco, lei è la nuova generazione italiana, lei rappresenta quello che accade ogi giorno nei nidi, nelle materne, nella altre scuole italiane dove i bambini sono di tutti i colore, parlano subito molte lingue, fanno squadra e se i genitori si stupiscono proprio non li capiscono. Solo in questo povero paese qualcuno ancora pensa di dividere classi di bambini, si lamenta del colore scuro della pelle di qualcuno e prende a pungi un ragazzo solo perché è nero.
Lo sport al giorno d’oggi ha mille difetti, troppo business, troppe magagne, ma continua a mandarci da anni un messaggio bellissimo: di qualsiasi colore sia la nostra pelle siamo italiani! Ed è proprio per questa ragione non è più rinviabile una discussione seria circa quel milione di minori, nati in Italia o arrivati qui, che parlano con l’accento dialettale, che sono i compagni di classe e di sport dei nostri figli, ma che non possono essere italiani fino al raggiungimento del diciottesimo anno di età. Lo sport è spesso un acceleratore di coscienze e quei campioni con la maglia azzurra ci ricordano che dobbiamo pensare a tutti quei ragazzi e ragazze che magari hanno talenti diversi: nell’architettura, nell’arte, nell’ingegneria, nella medicina, nella poesia. E ancor di più dobbiamo pensare a coloro che un talento non ce l’hanno o non l’hanno ancora trovato ma da noi potrebbero trovarlo e svilupparlo.
Sorridiamo a questa speranza con Jasmine Paolini, vinceranno loro non il razzismo, la destra, i rigurgiti della X Mas.
Fonte: Articolo21 di Barbara Scaramucci