Già nel corso del 2020 abbiamo rilevato la stigmatizzazione dei migranti come veicolo di contagio del Covid-19 (puoi leggere qui il rapporto). Ben il 13% dei titoli della stampa conteneva riferimenti espliciti al binomio immigrazione-malattie. Casi che contravvengono ai principi e alle buone pratiche di copertura della pandemia, alimentando lo stigma verso potenziali malati e amplificando il ruolo di un gruppo specifico nella diffusione del contagio, o nella sottrazione delle cure (rispetto ad altre categorie fragili come gli anziani).
Colpisce che, nonostante il calo significativo dell’immigrazione nell’agenda della stampa e dell’informazione televisiva, permangano, anche nel corso del 2021, alcune ricorrenze narrative in cui i migranti/rifugiati sono presentati come una minaccia.
Non si tratta di notizie false in senso stretto, ma di racconti incompleti e inesatti, che consolidano visioni stereotipate e alimentano un senso di diffidenza, se non di paura, verso gli “stranieri”.
Inoltre, in alcune testate continua a trovare spazio una “retorica dell’altro”, che vede i migranti come membri di un gruppo opposto a quello degli italiani: sono “loro” che sottraggono il vaccino come se non fossero membri della comunità, sono “loro” che diffondono il virus, sono “loro” che si comportano ignorando le regole. Come se “loro” non facessero parte del corpo sociale. Dunque possono diventare il capro espiatorio perfetto per ritardi e inefficienze nella campagna vaccinale – soprattutto in alcune regioni – che nulla hanno a che fare con i centri di accoglienza.
Ascoltare le voci di persone esperte, dai rappresentanti delle associazioni al personale sanitario, dei rappresentanti delle istituzioni e delle comunità, è dare completezza a informazioni che altrimenti possono generare falsi allarmismi. Come si legge nel comunicato della Rete per il contrasto ai discorsi e ai fenomeni d’odio, è disponibile online una guida elaborata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, in collaborazione con la Federazione internazionale della Croce rossa e Mezzaluna rossa e l’Unesco, per prevenire e affrontare lo stigma sociale associato a Covid-19, mettendo in guardia, in particolare le istituzioni governative dall’utilizzo di parole che possono avere un forte impatto negativo su gruppi che vengono associati alla malattia ma anche sulla gestione dell’epidemia nelle comunità locali (Cfr, https://www.amnesty.it/migranti-casi-dimportazione-e-covid-19-si-evitino-stigma-e-discriminazione/ ).
Poala Barretta
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