Segnaliamo sul sito di Internazionale un reportage di Andrea de Georgio, che racconta l’esperienza dei rifugiati siriani in Mali, fornendo un insolito spunto di riflessione sull’accoglienza in Europa.
Di Andrea de Georgio, Internazionale
Cosa ci fanno dei curdi siriani di Kobane a Bamako, capitale del Mali, in Africa occidentale? Non è uno scioglilingua ma la realtà quotidiana di famiglie di profughi che ingrossano le statistiche della diaspora siriana nel mondo.
Dietro alle storie di questi esuli e dei viaggi che li hanno portati fino nel Sahel si cela l’ennesima assurda piega del viaggio a cui sono costretti milioni di persone in fuga da guerre per accedere alla protezione internazionale. Dalla Siria ne sono scappati quasi cinque milioni durante questi anni, sparpagliando famiglie e destini ai quattro angoli del Mediterraneo: 2,7 milioni sono in Turchia, 2,1 milioni tra Egitto, Iraq, Giordania e Libano, 28mila in Nordafrica (dati dell’Agenza delle Nazioni Unite per i rifugiati, Unhcr). Un piccolo gruppo è arrivato fino in Mali, a migliaia di chilometri dal Medio Oriente, ritrovandosi ancora più lontano dal sogno di un riparo sicuro in Europa.
Quartiere di Faladié Sema, periferia sud di Bamako. L’appuntamento, preso al telefono in un misto di arabo, curdo, francese e inglese, è davanti a un hotel. Si presentano tre ragazzini dai lineamenti orientali e la carnagione olivastra. Non fanno domande, comprano sacchetti d’acqua fresca a una boutique, salutano il venditore in perfetto bambara (la lingua del Mali) e fanno cenno di seguirli.
Saltellando su stradine di terra rossa ci guidano fino a una costruzione a due piani che dall’esterno sembra uguale alle altre. Appena varcato il cancello, salendo le scale che portano al ballatoio al primo piano, invece, s’incontra un’umanità decisamente diversa da quella che popola il quartiere attorno. Uno sciame di bambini di tutte le età riempie lo spazio circostante, accompagnato dal vociare affettuoso di alcune donne corpulente e di una tata africana.
I cerimoniali di benvenuto si consumano nel salotto occupato da divani di pelle, un tavolino di vetro, stuoie e tappeti ai piedi dei sofà. I posti più comodi sono per i capofamiglia, gli ospiti e i figli più grandi. Per terra, invece, siedono a gambe incrociate donne e bambini. “Qui viviamo in affitto, siamo tre famiglie. Siamo tutti curdi di Kobane”. Ala Addin è il portavoce di 36 anni della comunità di curdi siriani del Mali. “Sono qui da più di dieci anni ormai, avevo una piccola azienda di pozzi. Dallo scoppio della guerra in Siria ho dovuto far venire a Bamako tutta la famiglia”. […]
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In alto una foto di Bamako.
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