La Federazione europea dei giornalisti (EFJ) ha tenuto la conferenza finale della campagna di 18 mesi Media Against Hate per contrastare l’incitamento all’odio nei media, a Bruxelles il 5 e 6 marzo 2018. Alla conferenza erano presenti circa 60 partecipanti da tutta Europa, compresi giornalisti, membri di media comunitari, enti regolatori dei media, sindacati dei giornalisti, aziende informatiche e responsabili di politiche.
Harlem Désir, il rappresentante dell’OSCE per la libertà dei mezzi d’informazione, ha tenuto il discorso di apertura. Ha sottolineato come elevati standard etici nel giornalismo e un’efficace autoregolamentazione siano chiavi per combattere l’incitamento all’odio e la disinformazione nei media. Désir ha dichiarato: «Questo è un momento difficile per i giornalisti … la migliore risposta contro l’incitamento all’odio online non è la censura ma il giornalismo etico». Ha inoltre aggiunto l’importanza di buon leggi che regolamentino i discorsi dell’odio, in modo tale da non poter essere abusate o usate per frenare la libertà dei media.
Associazione Carta di Roma è stata citata come esempio di best practice in questo contesto. Il lavoro di monitoraggio delle notizie e i corsi di formazione per i giornalisti che organizziamo sono stati presentati ai partecipanti e considerati come un modello da seguire per altri Paesi.
Durante il panel “Come combattere l’incitamento all’odio preservando la libertà di espressione”, sono state sollevate perplessità riguardo l’aumento di legislazioni per contrastare i discorsi dell’odio e il loro eventuale impatto sulla libertà di stampa ed espressione. Louisa Klingvall dalla Commissione Europea, DG Giustizia, ha illustrato le recenti comunicazioni della Commissione riguardo la regolamentazione dei discorsi e contenuti di odio online e il Codice di condotta firmato tra le aziende informatiche e le piattaforme di social media. Ha inoltre sottolineato che la Commissione si assicura che tale regolamentazione non abbia un impatto sulla libertà di espressione.
Clara Sommier, una rappresentante di Google, ha spiegato quali norme usa YouTube, una delle sue sussidiarie, per combattere l’incitamento all’odio e garantire la libertà dei media. Sommier ha spiegato che Google utilizza sia la tecnologia (algoritmi) che gli umani per rilevare contenuti illegali. Secondo lei, l’azienda non può fare affidamento solamente sulla tecnologia perché solo gli esseri umani regolarmente formati possono prendere in considerazione una varietà di lingue e culture nella valutazione. Riguardo alle soluzioni a lungo termine, ha proposto più alfabetizzazione digitale.
La questione dei discorsi dell’odio non è solo un argomento difficile da trattare per i giornalisti, ma anche qualcosa di cui a volte diventano il bersaglio a causa del lavoro che fanno.
Alison Bethel McKenzie, direttrice esecutiva della Società dei giornalisti professionisti degli Stati Uniti, ha parlato della sua esperienza negli Stati Uniti e in Africa quando sono i giornalisti ad essere i destinatari di un discorso di incitamento all’odio. Ha spiegato che negli Stati Uniti è difficile intraprendere azioni legali contro l’incitamento all’odio e i giornalisti non possono proteggersi e che dovrebbero quindi essere le organizzazioni dei media a fare di più per loro.
Iva Krtalic, Commissario per l’integrazione e la diversità interculturale nell’emittente pubblica tedesca WDR, ha affermato che è fondamentale non consentire una normalizzazione delle opinioni estremiste nel discorso pubblico. La normalizzazione dei discorsi di odio nella sfera pubblica è diventata sempre più normalizzata negli ultimi anni, cosa che lei considera uno dei maggiori problemi in Germania. Krtalic ha anche osservato che le organizzazioni dei media non sono prontamente equipaggiate per affrontare la questione dei discorsi dell’odio. C’è bisogno di misure diffuse per proteggere i giornalisti.
Tutti gli oratori hanno concordato che le organizzazioni e le associazioni giornalistiche dovrebbero svolgere un ruolo sempre più importante per proteggere i giornalisti e promuovere un giornalismo etico.
La conferenza ha inoltre presentato i cinque vincitori del concorso video Media Against Hate che vengono da Austria, Polonia, Grecia, Italia e Repubblica ceca. I cinque vincitori hanno condiviso le loro storie personali su come il loro lavoro quotidiano aiuta a combattere la discriminazione e a contrastare l’odio. Il video italiano che è stato premiato è di Francesco Conte, il creatore di Termini TV, e racconta la storia del rapper romano di seconda generazione Amir.
Durante il panel conclusivo “Qual è la via da seguire” è stata affrontata la minaccia dei tabloid e l’aumento dello stile tabloid, spesso preferito al giornalismo di qualità. I relatori hanno sottolineato la necessità di un giornalismo credibile, che mostri la realtà e il contesto di questioni complesse, per evitare che la propaganda influenzi le persone e che i politici utilizzino l’incitamento all’odio all’interno dei propri programmi. Per ripristinare la fiducia nei media, i relatori hanno chiesto una maggiore cooperazione tra tutte le parti interessate compresi giornalisti, media comunitari e organizzazioni.
Mogens Blicher Bjerregard, il presidente dell’EFJ, ha concluso la conferenza dicendo: «Questo è un momento critico e abbiamo bisogno di menti critiche da parte di giornalisti e cittadini». Ha ringraziato la Commissione Europea per il finanziamento del progetto e i partner del progetto ARTICOLO 19, Associazione dei giornalisti croati (CJA), Community Media Forum Europe (CMFE), COMMIT, Cooperazione per lo Sviluppo dei Paesi Emergenti (COSPE) e il Media Diversity Institute (MDI).
*traduzione e rielaborazione a cura di Sabika Shah Povia
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