“La dipendenza dei media (news media, ndr) dai social network e dal clickbaiting, dai sensazionalismi invece che dalla notiziabilità, li rendono vulnerabili e manipolabili” è quanto rilevato nel report “Media manipulation and disinformation online”, di Alice Marwick e Rebecca Lewis, per l’istituto di ricerca Data & Society.
In un momento in cui la diffusione dei media mainstream è legata al numero di visualizzazioni e alla diffusione di contenuti tramite social media, la rapidità è spesso una necessità che va a discapito di verifica e attendibilità. È in questo terreno che si alimentano i gruppi di estrema destra che, attraverso bot e memes utilizzano un sarcasmo aggressivo come strumento per minare la credibilità dei media mainstream, mettendone in crisi il ruolo di fonti attendibili e diffondendo essenzialmente informazioni false.
L’indagine è stata condotta su testate identificative dell’alt-right come il Daily Stormer per capire come i messaggi da loro diffusi avessero influenzato e manipolato le informazioni, in particolare durante l’ultima campagna elettorale statunitense.
L’indagine mira inoltre a indagare come la strumentalizzazione della cultura che deriva da internet crei terreno fertile per manipolare qualsiasi notizia. In particolare, i ricercatori hanno constatato come i gruppi di estrema destra abbiano sviluppato tecniche per incrementare la visibilità delle loro idee con un uso strategico dei media, attraverso network, meme e bot.
Account falsi, hashtag virali e meme sono tra gli strumenti di propaganda più immediati e d’impatto, sono inoltre facili da trasmettere e spesso celano dietro il sarcasmo un messaggio pesante, come nell’esempio pubblicato dal Daily Stormer, un sito di orientamento neo nazista e per la supremazia bianca.
“Perché ogni cliente a questo Subway deve mangiare carne sacrificata ad Allah?” è la domanda del Daily Stormer per lanciare il boicottaggio di Subway, la catena di fast food americana, perché aveva eliminato dai menù la carne di maiale, in ragione della distribuzione demografica dei consumatori.
I bot sono infine la parte più tecnica di propaganda e disinformazione. Si tratta di parti di software che creano contenuti sui social media e che interagendo con gli utenti hanno una grande potenzialità di diffusione. Sono usati in particolare in ambito politico: diffondono propaganda, influenzano il discorso politico e fungono da aggregatori di notizie, false.
Troll, nazionalisti e cospirazionisti sono alcune delle categorie di “alt-right” ovvero un movimento nato dagli angoli più giovani, sovversivi e underground di internet, e che promuove ideologie di destra alternative a quelle del conservatorismo. Tre categorie diverse tra loro che tuttavia ricorrono a delle tecniche comuni e che si basano sui seguenti punti: culto della tradizione (Make America Great Again o Mussolini che possa costruire una nuova Roma); paura delle differenze, che siano sessuali, di genere, religiose o etniche; culto della mascolinità; ostilità verso una cultura del dialogo; culto della tecnologia ma come strumento per conquistare e riaffermare le ineguaglianze. A questo elenco già nutrito i gruppi cospirazionisti aggiungono: l’islamofobia legata agli attacchi dell’11 settembre; la paura dell’immigrazione, in particolare quella da paesi dove la prima religione è quella musulmana, come la Siria; la paura della cospirazione da parte degli ebrei e del loro controllo dei media.
Tutti elementi sui quali far leva per dimostrare come “nel mondo reale – scrive il rapporto – la violenza possa scaturire dalla manipolazione e disinformazione online”.
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L’immagine in evidenza è la copertina del rapporto Media manipulation and disinformation online, di Jim Cooke
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