At Garin Wazam, Garba receives mental health care at the MSF clinic. His wife went to MSF for prenatal care.
Per raccontare l’anno appena trascorso Medici senza frontiere ha scelto dodici foto, d’autore, rappresentative di alcune delle emergenze nelle quali l’organizzazione si è trovata a prestare assistenza medica. Spesso si è trattato di contesti estremi, come conflitti, epidemie e catastrofi naturali. È stato pubblicato sia il positivo che il negativo, sia i bambini vaccinati che gli effetti di conflitti armati sulle persone, il bambino nato ma anche la sofferenza.
I fotografi di MSF hanno accompagnato ogni passo di questa azione per testimoniare le storie accadute nell’anno trascorso, il lavoro delle équipe di MSF per salvare vite, le sofferenze delle persone incontrate in 70 paesi del mondo.
Ogni foto ha una spiegazione, scritta da Medici senza frontiere, per chiarire il contesto e avere consapevolezza di ciò che si sta guardando.
Rohingya refugees from Myanmar, awaiting permission to continue their journey to the refugee camps near Cox’s Bazar, seek shelter from the monsoon rains in a rice field on the Bangladeshi side of the border with Myanmar where Bangladeshi border guards have order them to stay.
BANGLADESH / Foto di Moises Samam/MSF
Per mesi le équipe di MSF hanno visto fiumi di persone arrivare ogni giorno in Bangladesh in condizioni terribili, traumatizzate dalla violenza e senza aver avuto accesso a cure mediche. Nella foto, rifugiati Rohingya in viaggio verso i campi profughi a Cox’s Bazar cercano un riparo dalle piogge monsoniche in un campo di riso lungo il confine.
Syria – Tal Abyad. Ismael bitterly gathered at the grave of Hout, his friend and cousin, who died in combat less than 48 hours before.Syrie – Tal Abyab. Ismael se recueille amèrement sur la tombe de Hout, son ami et cousin, mort au combat moins de 48h auparavant.
TAL ABYAD, SIRIA / Foto di Chris Huby
Piange il cugino l’uomo nella foto, ritratto di fronte alla tomba del suo familiare, caduto in un combattimento. La guerra in Siria ha provocato la peggiore catastrofe umanitaria al mondo e non è finita. Oltre 5 milioni di persone sono fuggite dal paese, oltre 6 milioni sono rimasti ma vivono da sfollati interni, 3 milioni vivono ancora nelle aree assediate.
Le strutture sanitarie sono state bersagli di attacchi sistematici (95 strutture supportate da MSF sono state colpite dal 2015) e almeno 15.000 medici sono fuggiti dal paese, quasi la metà di quelli che erano presenti in Siria prima del conflitto. Le persone muoiono di malattie croniche e in diverse aree della Siria la maggior parte dei bambini non è stata vaccinata ed è a rischio per malattie come morbillo, rosolia, tetano o polmonite. Nei giorni scorsi il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha rinnovato la risoluzione 2165 (oggi 2393) che consente di utilizzare le vie d’accesso transfrontaliere per portare aiuti. Ma anche così, le organizzazioni umanitarie faticano ogni giorno a fornire assistenza a oltre 13 milioni di siriani che hanno ancora bisogno di aiuto.
DIFFA, NIGER / Foto di Juan Carlos Tomasi/MSF
Nella clinica di MSF a Garin Wazam, in Niger, si svolgono ogni giorno sessioni per la salute mentale. I pazienti sono le migliaia di persone che fuggono dalle violenze legate alla presenza di Boko Haram e agli interventi militari per contrastarla. Come la persona nella foto, che porta sul viso i segni dell’indiscriminata violenza in atto nel paese.
In Niger MSF fornisce assistenza medica e psicologica gratuita in diversi centri sanitari e supporta l’erogazione di acqua potabile, la costruzione di latrine e la distribuzione di beni di prima necessità in numerosi villaggi e insediamenti in cui rifugiati, sfollati e persone rientrate nel paese hanno trovato una sistemazione. MSF supporta anche il Ministero della Salute nigerino nell’ospedale di N’guigmi e nel principale centro di salute materno-infantile nella città di Diffa. In entrambi gli ospedali, MSF lavora nelle unità riproduttive e pediatriche e fornisce supporto psicologico.
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