Rilanciamo la segnalazione giunta da un collega, Luigi Grimaldi, che denuncia un caso di cattiva informazione al quale hanno fatto seguito numerose parole d’odio.
“La caserma è bella piena? Perfetto! Ora la si può far saltare in aria!”
“Gas per tutti”
“Facciamo un bel falò”
“Buttateli tutti in mare così si fa un po’ di pulizie”
“Una scarica di proiettili li tranquilizzerebbe a colpo”
“Riaprire i forni”
Sono commenti di lettori del Messaggero Veneto sui profughi ricoverati nella ex caserma Cavarzerani di Udine.
All’origine una brutta pagina di informazione, i cui effetti sulla opinione pubblica hanno generato una proporzionata reazione dei lettori del quotidiano del gruppo Repubblica-L’Espresso.
Per tutto il pomeriggio di ieri il sito della redazione online del quotidiano friulano ha pubblicato notizie allarmanti su una presunta “rivolta” in corso dei profughi ospitati alla caserma Cavarzerani, attribuita alla non accettazione delle condizioni di vita riservate ai rifugiati.
Niente di vero. Più tardi la Croce Rossa, che si occupa ogni giorno di quei profughi, con un comunicato ufficiale ha smentito tutto e ringraziato la questura per avere risolto un problema interno di rapporti tra afgani e pakistani, che pretendevano di non convivere più. Nessuna rivolta quindi.
Impressionante è stata la reazione dei lettori della pagina Facebook del Messaggero Veneto nei commenti alle due notizie della presunta rivolta. Il solito repertorio di odio e luoghi comuni condite con minacce di morte, più o meno hanno riguardato il 90% di chi ha commentato.
Un effetto a catena che, pur dando conto della situazione reale (il conflitto etnico), è continuato anche il giorno successivo, con un titolo a tutta pagina che parla ancora di “rivolta” appena sotto il richiamo al rientro a Udine delle due vittime friulane della strage di Dacca unito a un appello al un maggiore impegno dell’Islam Moderato contro il terrorismo. Un richiamo sacrosanto, ma che nel contesto della comunicazione suona come una beffa.
Insomma si continua ad alimentare la stretta d’odio, tra xenofobia e terrorismo, proprio nel giorno del cordoglio e del dolore per la morte dei friuliani uccisi nella strage di Dacca. Un peccato per un quotidiano di tradizione diretto da un giornalista di taglia come Tommaso Cerno.
Luigi Grimaldi
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