“Vuoi ottenere asilo politico? Meglio chiederlo in Piemonte”, è il titolo di un articolo firmato da Vladimiro Polchi, pubblicato da Repubblica. Il giornalista fa riferimento a uno studio condotto dalla Fondazione Leone Moressa secondo il quale le domande d’asilo in Piemonte sembrerebbero avere oltre la metà di possibilità in più di passare rispetto alle altre regioni italiane: «la maggioranza di “promossi” si registra in Piemonte, Liguria, Valle d’Aosta ed Emilia-Romagna: 54,9 per cento di accoglimenti. In Sardegna, invece, il maggior numero di dinieghi.
«Ciascuna delle 40 commissioni territoriali per la protezione internazionale fa storia a sé», scrive Polchi. A esaminare le domande in ogni commissione due rappresentanti del ministero degli Interni, uno degli enti locali e uno dell’Unhcr.
A fare la differenza è anche la nazionalità del richiedente asilo: il dato italiano, per esempio, è più alto rispetto alla media europea nell’accoglimento delle domande da parte di persone in fuga da Afghanistan (95,2) e Guinea (93,6), «i primi due Paesi per percentuale di richieste accolte nel 2015».
Del fatto che le probabilità di ottenere asilo variassero in base alla nazionalità e allo stato in cui era stata fatta la domanda si era occupato sempre Polchi alcuni mesi fa: un richiedente asilo siriano, per esempio, aveva molte più probabilità di ottenere protezione internazionale in Svezia, Francia e Germania, mentre queste scendevano notevolmente in Italia (qui l’infografica realizzata da Carta di Roma).
Torna oggi sull’argomento l’Economist che osserva, con velata ironia, come «molti stati mostrano un’inusuale simpatia per i migranti che provengono da taluni paesi con cui hanno legami storici. Malta, con un dato più alto del 33% rispetto alla media, ha accettato tutti i 770 rifugiati arrivati dalla vicina Libia. La Svizzera, che è casa di 30-40mila tamil (etnia proveniente, nel caso della Svizzera, dallo Sri Lanka ndr), si è trovata in imbarazzo quando due di loro, dopo essere stati deportati nel 2013, sono stati vittime di tortura nel loro paese d’origine. Ora la Svizzera accetta le domande dei richiedenti asilo provenienti dallo Sri Lanka a un tasso tre volte superiore rispetto a quello del resto del continente».
Quel 33% al quale fa riferimento l’Economist è un dato elaborato dalla protestata per stabilire quali paesi, a dispetto del numero di domande accettate, siano più “ospitali”, riconoscano cioè la protezione internazionale in modo non solo a coloro che provengono da pochi e specifici paesi. Si tratta del dato “adjusted” del grafico qui a fianco, ottenuto calcolando i tassi di accoglimento delle domande in base alla nazionalità del beneficiario e mettendoli in rapporto con la media europea.
Rileggendo i dati in questa chiave e tenendo dunque conto della composizione dei richiedenti asilo, l’atteggiamento di apertura di stati come la Bulgaria, la Svezia, i Paesi Bassi e Cipro, tutti con una percentuale di domande accolte superiore al 70%, appare decisamente ridimensionato. In quest’ottica l’Italia, come mostra l’Economist nel grafico, è tra i paesi europei più “ospitali”, nonostante il tasso di domande accettate sia inferiore a quello di molti altri.
Piera Mastantuono
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