Opportunità, sfida e problema sono le tre parole chiave con le quali gli intervistati dalla società di ricerca Swg per il progetto “Parole O_stili” hanno descritto i social network. In quest’analisi le fake news e l’hate speech sono ritenuti ugualmente problematici con una percentuale rispettiva del 65% e 70%. In entrambi i casi i migranti sono presenti come target di destinazione.
Nella ricerca condotta da Swg, Odio e falsità in rete. La percezione dei cittadini, il 40% degli intervistati ritiene che, nella diffusione di violenza e aggressività i nuovi mezzi di comunicazione abbiamo un’importante responsabilità e il 26% colloca la falsa informazione al secondo posto tra i principali rischi nell’uso del web e dei social network.
L’analisi sottolinea come, in rete, al secondo posto tra gli argomenti che suscitano maggiormente la diffusione di campagne d’odio si collochi l’immigrazione e, se ci si focalizza sulle categorie più colpite dall’odio online, i migranti salgono al primo posto. In linea con questo trend tra gli hate topic individuati come argomenti che innescano reazioni violente, “esteri e migrazioni” sono al secondo posto con il 47% e i migranti sono al primo posto come target di discriminazione con un 32%.
Il celebre endecasillabo dantesco sembra essere la reazione prediletta online. Infatti, di fronte ai contenuti offensivi, gli intervistati hanno affermato di reagire con la segnalazione degli stessi e con l’isolamento di chi è scorretto online trovando invece poco efficace lo sforzo di interloquire e abbassare i toni dell’hater.
Si tratta di una scelta che ha effetti sul quotidiano di ciascuno degli intervistati visto che il 58% di loro ritiene l’hate speech un fenomeno diffuso e pervasivo in rete.
Come anticipato le notizie false per gli intervistati assumono il medesimo valore negativo nel panorama online. Infatti, nonostante i quotidiani e periodici nazionali siano ancora in testa, con il 36%, nella classifica delle fonti affidabili, un alto 27% sostiene di affidarsi alle cosiddette fonti orizzontali, ovvero blog o contatti della propria rete social.
Un ulteriore elemento d’interesse viene fornito dal 47% che ritiene le bufale un problema sociale e colloca i migranti al secondo posto con il 24% tra le categorie oggetto di fake news. Tra quelli ritenuti principali responsabili della diffusione delle notizie false in rete si collocano ai primi tre posti: gli utenti che creano contenuti falsi o faziosi per avere più visibilità e like (33%); gli ignoranti che non sono in grado di distinguere il falso dal vero (29%); gli utenti che non leggono neanche quello che condividono (28%), che riflette l’insofferenza rispetto a un’utenza passiva del web e dei social.
L’89% ha detto di essere stato esposto regolarmente online a hate speech (32%) e fake news (57%) e un 62% ritiene che l’odio online e le bufale aumenteranno nei prossimi anni. Di fronte a questo quadro, che ipotizza un incremento di odio e bufale, una possibile risposta viene fornita dal 38% che vede nell’educazione al rispetto dell’individuo e a una consapevole valutazione di ciò che si legge e condivide online una risposta possibile e auspicabile.
Piera Francesca Mastantuono
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