Se da un lato l’emergenza sanitaria ha per certi versi “soppiantato le ‘emergenze’ riconducibili alla mobilità” (“emergenza sbarchi”, “emergenza Lampedusa”, “emergenza umanitaria”), dall’altro lato ha “nuovamente risucchiato i migranti entro questa cornice, collegandoli all’aumentato rischio di diffusione del contagio e presentandoli come possibili ‘untori'”.
Come evidenziato dal Rapporto Immigrazione 2021 di Caritas Italiana e Migrantes (per la sintesi del Rapporto clicca qui), “nella narrazione mediatica dell’immigrazione straniera in Italia la persona migrante vive in realtà una peculiare condizione di presenza-assenza. Presenza, per il perdurante protagonismo mediatico; assenza per tutti i limiti di approccio e di contenuto che caratterizzano l’attuale e principale corrente in campo comunicativo e per la scarsa considerazione positiva di cui gode il tema presso gli italiani.”
“L’immigrato diventa degno di notizia solo quando accade un fatto specifico, per lo più violento o di sopraffazione; mentre ha avuto ed ha pochissimo spazio se si parla dell’impatto del Covid-19 sulla vita. La sua descrizione si sbilancia più verso le categorie professionali con le quali l’immigrato viene identificato: ovvero, il bracciante agricolo, il badante o il rider. Categorie di cui, tra l’altro, dall’inizio della pandemia si è avuto sempre più bisogno, ma non certo le uniche in cui gli immigrati rappresentano forza lavoro nei settori produttivi interni.”
Quando si è parlato di immigrazione e pandemia si è collegato ciò alla diffusione del Covid, “sia per gli sbarchi di migranti che non hanno mai smesso di approdare sulle nostre coste, sia come possibile veicolo di “varianti” provenienti dai loro Paesi di origine.”
“Nell’ambito della crisi sanitaria, mentre gli operatori dei media hanno tenuto alta l’attenzione sulle difficoltà e sulle sofferenze degli italiani, dall’altra parte hanno in generale preferito non addentrarsi in quelle dei non autoctoni: come se parlare anche delle problematiche dello straniero legate alla pandemia potesse togliere qualcosa ai cittadini italiani o urtarne la sensibilità. Questa sorta di timore nel documentare l’immigrazione ha reso la narrazione che i media italiani ne fanno ancora meno esaustiva di quanto non lo fosse prima della pandemia e, se possibile, più stereotipata. Come è stato evidenziato dall’Associazione Carta di Roma «in generale la narrazione sulle migrazioni è crollata perché è arrivato un altro nemico»“.
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