I quotidiani oggi tornano a parlare di “Migration Compact”, strategia comune per la gestione dei flussi migratori tra gli argomenti di discussione del Consiglio europeo che si è tenuto ieri a Bruxelles.
Facciamo un passo indietro per capire di cosa si tratta.
La scorsa primavera il presidente del Consiglio dei ministri Matteo Renzi aveva presentato all’Unione europea il cosiddetto Migration Compact, proposta per una strategia europea comune di gestione dei flussi migratori, basata sulle intese e la cooperazione coi paesi di origine e transito.
Alla base della strategia vi era la realizzazione di opere di valore sociale e infrastrutture in questi paesi, titoli ad hoc con cui finanziarle e facilitare l’accesso di tali stati ai mercati finanziari, “in cambio” di un maggiore controllo alla frontiere per ridurre i flussi, di una più salda collaborazione nella lotta alla criminalità, della cooperazione sui rimpatri e le riammissioni. A tutto ciò si affiancavano misure quali la creazione di opportunità di migrazione legale per accedere al mercato del lavoro europeo, una prima individuazione di coloro che hanno diritto alla protezione internazionale nei paesi partner, l’istituzione di sistemi di asilo nazionali negli stessi paesi e un nuovo schema di reinsediamenti che compensi il loro impegno in tale direzione.
La proposta (il cui testo è consultabile qui), contestata da alcuni per la tendenza a “esternalizzare” la gestione dei flussi e a promuovere la dinamica dello “scambio” coi paesi terzi, come accaduto per l’accordo Ue-Turchia, è diventata subito protagonista del dibattito europeo.
A giugno la Commissione europea riprendeva il Migration Compact annunciando (qui l’annuncio) un nuovo quadro di partenariato per la gestione dei flussi migratori, fondato sulla cooperazione coi paesi terzi.
Le priorità – scriveva la Commissione – sono “salvare vite in mare, aumentare i rimpatri, consentire ai migranti e ai rifugiati di rimanere vicino a casa e, a lungo termine, sostenere lo sviluppo dei paesi terzi (Africa e Medioriente, ndr) per affrontare le cause profonde della migrazione irregolare”. Spiegava, inoltre che l’Unione avrebbe provato a “concludere partenariati ‘su misura’ con i principali paesi terzi di origine e di transito utilizzando tutte le politiche e tutti gli strumenti di cui dispone per ottenere risultati concreti”.
Un’interessante analisi di Vita.it era stata pubblicata a questo link.
La confederazione europea delle organizzazioni non governative per lo sviluppo, Concord Europe, tramite la sua piattaforma italiana, aveva pubblicato poche settimane dopo l’annuncio della Commissione una lettera aperta a Matteo Renzi, nella quale esprimeva alcune preoccupazioni e faceva delle osservazioni riguardo al quadro di partenariato proposto.
“Non condividiamo questa proposta volta ad esternalizzare ulteriormente il controllo delle migrazioni, – scrive Concord Europe – e di cooperare con regimi repressivi, come il Sudan e l’Eritrea, o con paesi in conflitto come Libia ed Iraq, solo allo scopo di limitare i flussi migratori. Questi paesi sono essi stessi causa delle migrazioni forzate e non la soluzione, senza adeguate modalità di appoggio alla transizione democratica e per il rispetto dei diritti umani”. Qui la lettera completa.
Tra immobilismo e spinte in avanti, si è arrivati al Consiglio europeo di ieri: se da un lato gli stati membri hanno accolto con favore i progetti pilota che saranno attuati nei paesi africani, dall’altro permangono le resistenze degli stati che ostacolano il programma di relocation, non accettando l’obbligo di dover accogliere una determinata quota di rifugiati.
Nelle conclusioni il Consiglio ribadisce la necessità di rinforzare i controlli sui confini esterni.
Sottolinea, inoltre, l’esigenza di un maggiore sforzo per frenare i flussi migratori lungo la rotta del Mediterraneo centrale e far crescere il tasso di rimpatri; “riconoscendo il significativo contributo, anche di natura economica, degli stati membri in prima linea” ricorda l’importanza della realizzazione di un quadro di partenariato, inizialmente focalizzato sull’Africa.
Volgendo lo sguardo al Mediterraneo orientale, invece, ritorna sull’importanza di una piena applicazione dell’accordo con la Turchia e accoglie con favore i progressi fatti nello sviluppo della cooperazione con Libano e Giordania, così come l’accordo con l’Afghanistan, annunciato il 2 ottobre scorso.
Le conclusioni del Consiglio sono riassunte qui.
Rimandiamo agli articoli presenti nella rassegna di oggi per un approfondimento sugli ultimi sviluppi:
Ue ancora divisa sui migranti (ven, 21 ott 2016 – SOLE 24 ORE – Autore: Gerardo Pelosi – Pag. 10)
Sui migranti servono equità, regole certe e confini sicuri (ven, 21 ott 2016 – SOLE 24 ORE – Autore: Franco Debenedetti – Pag. 34)
Avanti con il “Migration compact”. Resta il muro sulla redistribuzione (ven, 21 ott 2016 – STAMPA – Pag. 4)
“L’Europa non è poi così in crisi. Meglio guardare al Medio Oriente” (ven, 21 ott 2016 – STAMPA – Autore: Alessandro Alviani – Pag. 5)
Scocca l’ora del «Migration compact» (ven, 21 ott 2016 – AVVENIRE – Autore: Vincenzo R. Spagnolo – Pag. 8)
«Migranti, la Ue ha compito epocale» (ven, 21 ott 2016 – AVVENIRE – Autore: Angelo Picariello – Pag. 8)
La Ue avverte Mosca: 1 sanzioni sulla Siria. Ma i 28 sono divisi. Scontro sui migranti (ven, 21 ott 2016 – MESSAGGERO – Autore: Marco Conti – Pag. 2)
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A Lampedusa c’è la tomba di una giovane donna di nome Ester. Aveva 18 anni e veniva dalla Nigeria. Era incinta ed è morta di stenti su un barcone carico di migranti rimasto in balia delle onde per giorni
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