Sono 26 milioni i minori a rischio povertà o esclusione sociale nei paesi dell’Unione Europea, si tratta del 28% di tutti quelli presenti in Europa. Tra questi risultano particolarmente esposti i bambini e ragazzi di origine straniera che incontrano più ostacoli nell’imparare e sviluppare competenze, difficoltà talvolta peggiorate da pregiudizi basati su origine etnica, razza e religione.
È una cifra allarmante quella riportata da Save the children nel suo rapporto, “Sconfiggere la povertà educativa. Fino all’ultimo bambino”, rilasciato lo scorso 30 novembre. Basti pensare che se tutti questi minori vivessero in un solo paese sarebbe il più popoloso dell’Unione europea stessa.
Focalizzando l’attenzione sui minori stranieri non accompagnati il quadro, se possibile, peggiora: secondo i dati Ocse (organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) i quindicenni migranti di prima generazione in tutta Europa hanno in media il 25% di probabilità in più di non raggiungere il livello minimo di competenze in matematica rispetto ai ragazzi nati nei paesi di riferimento, con la maggior parte dei paesi che registra una differenza di più di 20 punti percentuale che arriva addirittura a 40 in Finlandia.
Gli immigrati di prima generazione possono incontrare maggiori difficoltà nel raggiungimento di alcune competenze scolastiche. Il grafico di Save the Children.
Dal rapporto emergono le difficoltà dei sistemi nazionali di welfare, e in particolare di quelli scolastici, nel permettere l’integrazione di bambini che hanno origine migrante: “Ciò è evidente quando si guarda ai risultativi educativi raggiunti dalla seconde generazione di bambini migranti ed è particolarmente preoccupante alla luce del crescente numero di rifugiati e migranti che stanno giungendo in Europa, molti dei quali sono bambini. Questo fenomeno presenta nuove sfide, incluso come integrare i bambini assicurando gli stessi diritti e opportunità per sviluppare il loro potenziale umano, sociale ed emotivo”.
In tutti i paesi europei coinvolti nell’analisi eccetto Lettonia, Ungheria, e Islanda, si sono osservati maggiori tassi di rischio di povertà tra i bambini i cui genitori sono nati in un paese straniero rispetto ai bambini i cui genitori sono nati nel paese di riferimento (33% contro il 18%).
Save the children rilancia perciò l’urgenza dell’adozione e applicazione della ‘Child Guarantee’ a livello europeo, per estendere così la tutela dei minori garantendo il diritto alla salute, all’educazione, alla sicurezza e all’abitazione. Si tratta di una misura che permetterebbe il coordinamento, la pianificazione, il monitoraggio e la valutazione di impatto sugli investimenti europei di contrasto alla povertà minorile e di tutela dell’infanzia.
Si è tenuto a fine novembre il 10° forum europeo sui diritti dei minori organizzato a Bruxelles dalla Commissione europea. “Le istituzioni europee e gli stati membri devono fare di più per proteggere i bambini rifugiati e migranti” è quanto sostenuto in una dichiarazione firmata da 78 agenzie, fra cui Unicef e Save the Children.
“Tra gennaio 2015 e settembre 2016, più di 664.500 bambini hanno richiesto asilo in Europa; quest’anno, in Italia, su 10 minori arrivati, 9 erano non accompagnati”, si legge nel documento. La conclusione è pragmatica: “Le 78 organizzazioni partner hanno identificato 7 azioni prioritarie per proteggere i bambini migranti e rifugiati oggi e aiutarli ad affrontare il loro futuro. Fra queste azioni: l’adozione urgente di un piano d’azione europeo per i minori migranti, tutele rafforzate per i bambini nella legislazione in tema di asilo, maggiori finanziamenti per i sistemi nazionali di protezione dei minori e la creazione di meccanismi per proteggere i bambini ai confini”.
Delle scelte volte a una maggiore tutela del minore risultano essere indispensabili anche per i bambini rifugiati accompagnati. È infatti di pochi giorni fa la notizia della morte di un bambino e una donna nell’incendio divampato la notte del 24 novembre nel centro di detenzione di Moria sull’isola greca di Lesbo. In riposta al tragico evento Save the Children ha chiesto all’Unione Europea e al governo greco “di agire tempestivamente per porre fine alle condizioni di sovraffollamento nei campi di rifugiati delle isole greche, trasferendo le persone in campi sicuri e non detentivi sulla terraferma”.
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