Di Sara De Carli su Vita
Al 24 maggio 2021, secondo il Viminale, sono sbarcati in Italia 2.279 minori stranieri non accompagnati, su 13.766 persone che hanno raggiunto l’Italia via mare. In tutto il 2020, i bambini e i ragazzi giunti soli via mare erano stati 4.687, l’anno prima 1.680. I numeri relativi ai minori stranieri che si trovano a vivere soli nel nostro Paese stanno tornando a salire: complessivamente i minori stranieri non accompagnati presenti in Italia al 30 aprile 2021 erano 6.633, tornati stabilmente da ottobre 2020 sopra quota 6mila. Siamo ancora molto distanti dai numeri del 2017, quando avevamo più di 18mila minori stranieri soli, ma gli addetti ai lavori hanno già richiamato la necessità di alzare l’attenzione affinché i loro diritti di bambini e ragazzi siano rispettati. Perché questo sono, prima di tutti, bambini e ragazzi che necessitano di adulti di riferimento, che li accompagnino.
Fondamentale è che ognuno di loro abbia un tutore volontario al suo fianco: una figura che l’Italia ha introdotto nel 2017 con la “legge Zampa” e che non soltanto ci ha permesso di arrivare alla chiusura della procedura di infrazione a nostro carico da parte della Commissione Europea ma ci ha fatti diventare in qualche modo modello per l’accoglienza.
Per questo la Garante Nazionale per l’Infanzia e l’Adolescenza Carla Garlatti a inizio maggio ha ribadito che ogni minore non accompagnato presente in Italia deve avere un tutore volontario: garantirglielo non è un auspicio o un semplice valore aggiunto del nostro sistema di accoglienza, bensì un dovere. «Avere un tutore volontario è un diritto che tutti i MNA devono ottenere. Ci sono zone d’Italia in cui il numero di tutori è adeguato al numero di minori e altre in cui non lo è affatto, perciò è necessario proseguire con una campagna di sensibilizzazione», ha detto. I numeri ufficiali sono fermi al 30 giugno 2019: 2.967 tutori volontari formati e 2.960 iscritti negli albi dei tribunali, grossomodo uno ogni due MNA presenti al momento in Italia.
L’altra area su cui lavorare è l’accoglienza in famiglia, con un affido. Il progetto Terreferme, nato nel 2018 da un’intesa tra CNCA e Unicef, è ora diventato una delle azioni del programma Child Guarantee, con l’obiettivo di realizzare 35 affidi di MNA entro il marzo 2022. Gli affidi già avviati sono 26, di cui 12 hanno riguardato MNA che dalla Sicilia hanno trovato una famiglia in Lombardia e Veneto (la necessità di riequilibrare la presenza dei minori sul territorio nazionale era uno dei punti di partenza del progetto). Altri cinque progetti di affido potrebbero concretizzarsi al termine della scuola, con un primo affido a tempo pieno di una ragazza in una famiglia siciliana. Terreferme infatti in questi anni si è “allargato”, con la formazione di famiglie affidatarie in Sicilia, con l’apertura agli affidi diurni e anche a minori stranieri che hanno una famiglia, ma fragile.
«Ha funzionato la squadra, la tenuta nel tempo, la tenuta delle famiglie. Avere operatori che garantiscono una reperibilità H24, 365 giorni l’anno, rassicura molto le famiglie. Anche i Comuni sono più disponibili a farsi coinvolgere», commenta Liviana Marelli, responsabile Minori e Famiglie del CNCA. I nodi sono la gestione della burocrazia legata ai documenti, ai premessi, alla regolarizzazione – «le famiglie da sole non ce la fanno», dice – e lo snodo della maggiore età: «Ai 18 anni hanno tutti avuto il prosieguo amministrativo e sono ancora in famiglia, tranne uno che è tornato in Sicilia ma si definisce “il figlio lontano” della famiglia affidataria. Il rischio però è che questi ragazzi precipitino in una posizione di irregolarità che interrompa i percorsi importanti che hanno avviato».
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