Spesso sottolineamo quanto sia importante per la comprensione dei flussi migratori contestualizzare il fenomeno, andando oltre i confini europei, raccontando cosa avviene nei paesi di origine e di transito.
L’agenzia Misna fa anche questo: racconta il sud del mondo fornendo notizie che altri non forniscono e che difficilmente trovano spazio nei media generalisti.
Di Riccardo Cristiano, per Articolo 21
Se c’è un’agenzia nata per illuminare le periferie del mondo, quelle periferie dalle quali il mondo si capisce molto meglio che guardandolo dal “centro”, questa è la Misna, fondata nel dicembre del 1997 per iniziativa di alcune congregazioni missionarie e diretta dal missionario comboniano Giulio Albanese fino al settembre 2004. L’idea di padre Giulio Albanese era molto semplice: un piccolo nucleo di giovani giornalisti, a Roma, giornalmente cercava e approfondiva con i missionari, cattolici e non, e gli operatori umanitari presenti nelle periferie del mondo, le notizie nascoste nei sud del mondo: per raccontarle, per informare, per portarle nel nostro mondo informativo, evitando così che vi entrassero solo per caso, in occasione di visite di Stato, o di “inattesi eventi”, come pandemie o golpe.
La Misna ha interpretato l’idea di mondo globale e solidale, nell’informazione e nella conoscenza, prima che Papa Francesco la rendesse così famosa con i gesti e le parole del suo pontificato, a partire dal suo primo viaggio, a Lampedusa, per arrivare all’ultimo, conclusosi a Bangui, capitale centrafricana, da lui dichiarata “capitale spirituale dell’umanità”. Ora la Misna è un’agenzia a rischio chiusura. Dal 31 dicembre, se non intervenisse un’auspicabile novità, è destinata a chiudere. Sarebbe una pessima notizia per tutti. La storia della Misna è la storia di un tentativo di accendere quotidianamente le luci dell’informazione sui drammi e le speranze, le strutture e le storture dei sud del mondo. Ignorarle è sempre sbagliato; oggi lo è ancora di più, come dimostra la tragedia siriana: ignorarla per anni ha fatto sì che le sue tragiche e ovvie conseguenze ci cogliessero, incredibilmente, impreparati.
I milioni di contatti quotidiani dell’agenzia dimostrano che questo tentativo non è fallito, non è vittima della cultura dello scarto. Lo attestano le pagine di notiziario in cinque lingue (italiano, inglese, francese, spagnolo e dal gennaio 2008 arabo). Un’idea non da abbandonare, ma da potenziare, rafforzare, per la sua estrema preziosità. Dopo il fondatore, padre Giulio Albanese, a guidarla è stato chiamato Pietro Mariano Benni, formatosi all’Ansadi Sergio Lepri. L’attuale direttore è padre Carmine Curci, combinano. A lui e a tutti i colleghi dell’agenzia Misna il nostro convinto sostegno, per salvare un’agenzia che oggi più che mai appare indispensabile.
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