Ricco di spunti, di stimoli alla discussione e di informazioni sul mondo digitale e sulle sue caratteristiche, il libro di Roberto Bortone “Molto social troppo dark. Tra hate speech, propaganda, metaverso e intelligenza artificiale: i rischi del web oggi” si inserisce in modo pregevole nel dibattito odierno circa il ruolo delle piattaforme nella sfera pubblica. La parte iniziale del libro ripercorre proprio la fase di genesi di Internet, portando lettrici e lettori nel mondo della Silicon Valley “tra filtri magici, garage e algoritmi”, un mondo che, prima dell’avvento di una commercializzazione del web, guarda alla rete come luogo di esercizio della libertà, di libera aggregazione e di condivisione di contenuti.
Una fase che – come ha scritto profeticamente Lawrence Lessig, professore di Diritto a Staford alla fine degli anni novanta – “renderà l’anonimato più difficile, la parola meno libera e il controllo individuale solo di competenza dei singoli esperti”.
L’autore ci riporta alla contemporaneità e alla “spaventosa efficienza degli strumenti digitali (cioè degli strumenti alternativi al ragionamento tradizionale che già abbiamo trovato) che rende l’argomentazione critica meno immediatamente necessaria per l’assunzione di informazioni”. Una pervasività degli strumenti digitali che viene analizzata da Bortone in modo accurato e profondo. Il libro pertanto su rileva un importante strumento di conoscenza sia dal punto di vista professionale sia dal punto di vista personale.
Dal punto di vista professionale per la ricchezza di informazioni circa la nascita, la diffusione e la propagazione dei fenomeni di odio nella rete. Un fenomeno che viene illustrato nella sua complessità e contestualizzato rispetto a chi lo compie, a come si svolge e ai destinatari (o gruppi bersaglio). Una diffusione del fenomeno che coincide anche con l’adozione di carte deontologiche e di codici di condotta in materia di contrasto alle discriminazioni e al discorso di odio.
Dal punto di vista personale, per la presenza, all’interno del libro, di un “glossario ragionato”, uno strumento prezioso che contiene riferimenti puntuali a concetti e definizioni di Internet e la blogosfera; vocaboli “masticati” dai più giovani e dagli “addetti ai lavori”, meno scontati (e perciò molto utili) per un pubblico più adulto.
Il glossario coglie rende anche conto delle difficoltà di dialogo con i più giovani che, spesso, come si riporta nel libro “hanno la sensazione che educatori, legislatori e studiosi a vario titolo non sappiano molto più di ciò di cui stanno parlando, pertanto li ascoltano davvero poco”.
Dunque la strada per una rete più civile e più ospitale, potrebbe essere quella di “riportare al centro le conversazioni”, afferma Jonathan Sacks, “non il semplice dibattito ma l’atto disciplinato di comunicare (rendere le mie idee comprensibili per chi non le condivide) e ascoltare (entrare nel mondo interno di chi ha idee opposte alle mie)”, e non chiedersi “perché ci odiano” o dare la colpa alla immoralità dei politici, alle malefatte della finanza o alle piattaforme digitali, prosegue Roberto Bortone, “ma riflettere sulla nostra insensibilità di fronte alla sofferenza e sulla nostra complicità con le forme di violenza e di privazione”.
Paola Barretta
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