Una rete di cittadini salva la vita di chi è riuscito ad attraversare la frontiera, nascondendoli nelle case e allontanandoli in auto dalla zona di confine.
L’unica conclusione che si possa trarre da queste tragedie che si ripetono in quasi tutte le frontiere esterne dell’Europa è che noi, abitanti della potente e ricca Europa (Regno Unito compreso, per una volta) non abbiamo ancora una risposta al problema.
Tra le varie forme di discriminazione, quella su base linguistica non ha avuto finora molta risonanza, penalizzata tanto dalla difficoltà di isolarla da altre istanze, quanto dai diversi modi in cui può presentarsi.
“La costruzione di muri e il ritorno dei migranti in luoghi non sicuri appaiono come l’unica soluzione di cui i governi siano capaci per gestire la mobilità umana”. Così papa Francesco ha stigmatizzato “nazionalismi e populismi si riaffacciano a diverse latitudini”.
La propaganda è una strategia che oggi, grazie ai social media, ha riscontri (e danni) immediati. E propaganda molto spesso fa rima con fake news, ovviamente.
Il 17, 18 e 19 novembre si terrà alla Central European University di Budapest il secondo International Experts Meeting del progetto Speak Up!
Secondo il rapporto Mid-Year Trends pubblicato da UNHCR, Agenzia ONU per i Rifugiati, nel semestre gennaio-giugno 2021 si registra una tendenza al rialzo degli esodi forzati: più di 84 milioni sono le persone costrette nel mondo a fuggire a causa di violenze, insicurezza e degli effetti dell’emergenza climatica.
Rivedere politica dei visti e garantire libertà di movimento a tutti i cittadini del mondo.
Le previsioni dell’entità dei fenomeni migratori per cause ambientali variano tra i 25 milioni e il miliardo di persone entro il 2050.
Sono scortati dalle guardie di confine della Bielorussia, che li sta sfruttando per fare pressione sull’Unione Europea
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