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Migranti e rifugiati: le anomalie italiane nei dati elaborati da Fondazione Moressa

Tempi dell’esame delle richieste d’asilo, disomogeneità di valutazione, gestione dei centri di accoglienza nelle cifre portate in evidenza

Quando si affronta la tematica dei profughi che giungono in Europa dal Medio Oriente e dall’Africa, l’opinione pubblica sembra polarizzata tra gli estremi di un rifiuto generalizzato (certamente maggioritario) e di una accoglienza indiscriminata. Ma, se riteniamo che la distinzione tra migrazioni economiche e richieste di asilo non sia un artificio giuridico, occorre entrare nel merito dei meccanismi che regolano le procedure delle domande e la loro concreta applicazione.
Oltre alle rilevanti questioni a livello europeo (tra cui la modifica degli accordi di Dublino, la definizione dei contenuti dell’intesa tra Ue e Turchia, il tema dei ricollocamenti, la gestione delle frontiere esterne ecc.), è importante osservare le anomalie che differenziano la gestione delle domande da parte del nostro paese rispetto alla maggioranza dei partner europei. Se non si interviene su di esse, la modifica delle regole europee non si dimostrerà sufficiente a migliorare la situazione dell’accoglienza dei profughi sul duplice versante dell’equità e dell’umanità.
L’articolo che contiene i dati di Fondazione Moressa a questo link: «Quelle divergenze da correggere sui profughi», Lavoce.info.
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