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Di ritorno da una conferenza scientifica a Vienna, Hasan Aldewachi ha avuto appena il tempo di avvisare la moglie del decollo del suo volo da Gatwick che è arrivata la polizia. Era il 26 marzo scorso, cos’era accaduto un attimo prima?
Il messaggio di Aldewachi era scritto in arabo e la passeggera accanto a lui si è alzata, immediatamente, per andare a “denunciarlo”. Si tratta solo di uno degli episodi di discriminazione ai danni dei passeggeri musulmani che si verificano a partire dall’11 settembre.
Nessuna scusa è stata fatta dalla polizia austriaca la quale ha addotto come motivazione il fatto che una passeggera avesse detto di aver visto in Aldewachi “qualcosa di relativo all’Isis”, e non è stata fornita spiegazione ulteriore. Lo scienziato è stato risarcito dalla compagnia EasyJet solo dopo che la sua storia è stata riportata dai giornali.
“Flying while Muslim” (in italiano “volare da musulmano”) è un’espressione alla quale fanno riferimento gli episodi che palesano i problemi riscontrati su diversi voli dai passeggeri musulmani all’indomani degli attacchi dell’11 settembre negli Stati Uniti. L’espressione è stata utilizzata dal New York Times in un articolo del 15 settembre 2001 in analogia con la vecchia espressione “driving while black” (guidare da neri) che allo stesso modo evidenziava come spesso ad essere oggetto di controlli e fermi da parte della polizia fossero i cittadini neri.
La giornalista Homa Khaleeli analizza diversi episodi in un articolo pubblicato sul Guardian. La testimonianza di Aldewachi pone l’accento sull’importanza dei media, in particolare sul livello di allarme «che stanno diffondendo».
Un altro episodio di quest’estate riguarda una lavoratrice del servizio sanitario nazionale Faizah Shaheen la quale, di ritorno dalla sua luna di miele, è stata trattenuta ed interrogata dalla polizia. L’equipaggio del suo volo in partenza aveva dichiarato che la donna stesse leggendo un libro sulla Siria.
Ritornando alla primavera, in aprile, è stata la volta di un episodio ai danni di Khairuldeen Makhzoomi uno studente di ritorno dall’università della California. A creargli problemi è stata una telefonata fatta ad uno zio in Iraq per invitarlo ad una cena formale durante la quale sarebbe stato presente probabilmente anche il segretario dell’Onu Ban Ki-moon. Una passeggera di fronte lo studente ha riferito della telefonata in arabo ed il giovane ha dovuto lasciare l’aereo. Secondo la testimonianza raccolta di Makhzoomi “il manager della compagnia aerea mi ha detto che avrei dovuto sapere che parlare quella lingua potesse esser un rischio”, tuttavia, la dichiarazione rilasciata sosteneva che il problema fosse stato l’atteggiamento minaccioso del ragazzo e non il suo uso dell’arabo.
Il terrorismo si serve di episodi di strumentalizzazione come questi e colpevolizzare tutti i musulmani non aiuta il contrasto al fenomeno, anzi. Il contrasto agli stereotipi diffusi da molti media ed il clima di paura ed allarmismo che alcuni articoli e testate contribuiscono a creare diventa sempre più necessario ed urgente anche allo scopo di diffondere un’informazione veritiera.
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