(Ansamed) Riuscire a descrivere con un certo anticipo i cambiamenti di una società è una delle caratteristiche più ricercate nel cinema documentaristico o di genere. Lo ha fatto magistralmente Ernesto Pagano nel suo premiato docu-film Napolislam, documentario sui napoletani convertiti alla religione musulmana ricco di spunti interessanti ed ironia, che arriva a Tunisi con MedFilm (il festival del cinema mediterraneo in programma a Roma dal 6 al 13 novembre) per le Giornate del Cinema italiano dal 21 al 28 novembre, un festival nel festival per conoscere l’Italia di ieri, di oggi e forse di domani, nell’ambito delle Giornate Cinematografiche di Cartagine. Il regista Ernesto Pagano spiega ad ANSAmed di essere «molto felice di partecipare a uno degli eventi cinematografici più prestigiosi del mondo arabo e ringrazia l’Istituto italiano di cultura di Tunisi che ha colto al volo l’opportunità di promuovere e portare Napolislam oltre i confini europei». Napolislam non è infatti mai stato proiettato in un paese musulmano.
«Questa sarà la sua prima volta e, spero, non l’ultima. Altri Istituti italiani di cultura del Mediterraneo, primo fra tutti quello del Cairo, hanno già manifestato il loro interesse a organizzare nuove proiezioni», afferma Pagano che riguardo allo stato d’animo nel sapere il suo film in proiezione a Tunisi dichiara: «Più che timore, nutro una grande curiosità nel conoscere la reazione di un pubblico che sarà a maggioranza musulmana e vedrà rappresentato il fenomeno delle conversioni di italiani alla loro stessa religione. Non è la prima volta che dei musulmani vedono Napolislam, in generale le loro reazioni alla fine del film sono positive. Fenomeno anche comprensibile: i musulmani in Italia sono e si sentono minoranza, spesso oggetto di pregiudizi e propaganda politica avversa. Vedere un film che non parte da una posizione avversa nei confronti dell’Islam, ma si pone come obiettivo quello di raccontare un fenomeno attraverso la semplice osservazione, è per molti musulmani italiani una piccola boccata d’aria, un modo per dire: “visto che non siamo tutti terroristi?”. Sarà interessante parlare anche di questo col pubblico tunisino di Napolislam». Riguardo ai progetti futuri legati a Tunisia e Maghreb il regista di Napolislam rivela che sta lavorando con Lorenzo Cioffi ad un nuovo documentario girato tra Tunisia e Italia. «È la storia di un musicista tunisino che arriva in Italia con un visto falso e un tamburo pieno di datteri e che proprio grazie alla musica trova un modo di sfuggire alle terre dei caporali del casertano e mettere su famiglia con una donna italiana. Ma è lì che sta il “fuoco” del film, perché questo progetto è anche il tentativo di raccontare il fenomeno delle coppie miste in Italia, esplorandone tutti i limiti, i conflitti d’identità e di civiltà, ma anche le potenzialità. Ci sembrava necessario raccontarlo perché viviamo in un paese in cui il meticciato è un futuro inevitabile: con questa crescita demografica tra cinquant’anni gli italiani “puri” scompariranno. Quando si parla di immigrazione sembra ci si fermi sempre al racconto, spesso impersonale, delle carovane di profughi in fuga dalle guerre, e quando si parla di integrazione raramente si va al di là degli spot politici e delle storie patinate da fast food dell’informazione. Noi stiamo invece provando ad osservare senza giudicare, un po’ come con Napolislam, e vedere cosa ne esce fuori».
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