Hate speech tra vecchi e nuovi media, un approfondimento online
A cura di Prospettive Altre
L’anno 2015 è stato segnato dalla crescita spettacolare di molti fenomeni di estremismo e di odio. Da una parte l’estremismo religioso e dall’altra la crescita inquietante di nazionalismi estremi apertamente xenofobi, razzisti, sessisti, omofobi e violenti.
Molto spesso le parole d’ordine, le idee e le teorie di odio girano sui nuovi media. Le notizie (spesso gonfiate o addirittura inventate) che mettono in cattiva luce le minoranze, i diversi, i migranti, i profughi, girano veloce, passano da blog a blog, da un account Twitter a un altro, da un gruppo Facebook a un altro. Le pagine che si specializzano nei discorsi “sporchi” hanno centinaia di migliaia di iscritti. Le notizie allarmiste generano numeri da capogiro e quindi guadagni pubblicitari non indifferenti. Qualcuno le fa girare per convinzione, qualcuno per puro Business.
Tuttavia anche i vecchi media hanno la loro parte di responsabilità. La buona vecchia tv è quella che continua ad essere fonte di informazione di una larga maggioranza di cittadini e anche sul piccolo schermo l’allarmismo fa numeri, quindi audience. Persino i giornali cartacei non sono da meno e usano caratteri cubitali per aumentare le vendite poiché se si “butta il mostro in prima pagina” funziona meglio. Per di più, oltre ai benefici economici, l’odio è anche un fondo di commercio politico sempre più ambito.
Per parlare di tutto questo e di altro ancora, su Prospettive Altre abbiamo preparato un dossier molto dettagliato. Per osservare il fenomeno dell’hate speech cercare di capire da dove viene e come funziona, quale impatto ha sulla società, sui giovani.
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