Il ruolo dell’uso della terminologia nella diffusione di pregiudizi e stereotipi al centro del lavoro realizzato dall’Associazione 21 luglio in collaborazione con la redazione di Roma Today
A cura di Associazione 21 luglio
È stata presentata il 25 settembre presso la Federazione nazionale della stampa la nuova ricerca/azione di Associazione 21 luglio – “Non dire rom. Ricerca/azione sulla realtà aumentata del web. Modificare il linguaggio per smontare gli stereotipi” – nell’ambito della formazione per giornalisti organizzata dall’Ordine Giornalisti Lazio e Associazione Carta di Roma: “La povertà urbana: contesti, percezioni e informazione”.
La ricerca/azione, svolta in collaborazione con la redazione di Roma Today, è basata sulla somministrazione di questionari on line e sul tentativo di analisi di articoli inerenti la cronaca insieme ai commenti postati dai lettori. Per alcuni mesi, grazie all’impegno dei giornalisti della testata locale, si è operato un processo inverso alla fake news: la realtà è stata cioè rappresentata in maniera del tutto neutrale. Non si è parlato più di “campi rom” ma di “baraccopoli”, non rom e nomadi ma cittadini di specifiche nazionalità, escludendo preventivamente ogni pretesto per l’espressione della rabbia. Obiettivo? Cercare di stabilire quanto una certa rappresentazione della realtà riesca ad influire sul radicamento di stereotipi e pregiudizi nei lettori.
Parallelamente sono stati somministrati i questionari – con oggetto il tema dell’emergenza abitativa a Roma – in due differenti periodi e coprendo un arco temporale di poco meno di un anno con l’obiettivo di valutare, nei due diversi momenti, il grado di rappresentatività della società reale che i lettori evincono da quella virtuale.
Perché si parla di ricerca/azione e cosa c’è di diverso rispetto alla tradizionale ricerca sociale? Il fenomeno non è indagato in maniera “statica” ma si va a influire indirettamente sul contesto. Nello specifico questa ricerca si basa su questo interrogativo: se modifichiamo il linguaggio che descrive la realtà, possiamo stimolare un cambiamento nella rappresentazione che, in senso più ampio, si ha di essa?
Senza la pretesa di fornire risposte definitive e in considerazione del fatto che il valore statistico dei questionari on line è parziale ed esclusivamente qualitativo, i risultati suggeriscono che l’utilizzo di una terminologia de-etnicizzata favorisce una riflessione più serena sui problemi e sui loro contenuti, sebbene si confermi che il razzismo esiste come componente strutturale della società, e che si potrebbe spostare il focus del problema dell’integrazione sul discorso legato al disagio abitativo, per poter attuare strategie complesse rivolte al miglioramento della condizione generale.
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