Il libro è stato realizzato grazie alla collaborazione di tre persone, Bourama, Harris, Mamadou che hanno raccontato nelle scuole la propria esperienza del viaggio e la permanenza in Italia. Il testo inizia con una frase pronunciata da un bambino di 9 anni in 4° elementare: “io vorrei essere tuo amico” e con la risposta di un uomo di 22 anni, visibilmente emozionato “Anch’io vorrei essere tuo amico”. Una frase, racconta Daniele Biella, scelta tra tante che racconta il senso stesso del progetto Con altri occhi che ha portato alla realizzazione del libro omonimo (4.000 alunni incontrati, 160 classi, 400 tra maestri e professori): “la piena orizzontalità tra intervistatori e intervistato, il legame che si crea in ogni volta, il rifiuto della logica del poverino e del pietismo”. Il senso stesso del progetto sta in questo: le domande che bambini e ragazzi rivolgono a persone che hanno un colore della pelle diverso, che sono giunti in Italia da un paese dell’Africa sub-sahariana dopo aver percorso viaggi differenti e avere vissuto esperienze di vita diverse.
Sapere aude, esortava il filosofo Immanuel Kant, uscire dallo stato di minorità attraverso la conoscenza, rivolgere delle domande e ascoltare le risposte ha questo fine: conoscere per capire.
Ai testimoni delle migrazioni, vengono rivolte domande di ogni tipo “perché sei partito?”, “da dove vieni?”, “qual è il tuo piatto preferito?”. È interessante osservare che alcune di esse sono frutto di racconti mediatici, entrati nel dibattito pubblico. “È vero che prendi 35 euro al giorno?”, “non sei tanto povero se puoi permetterti uno smartphone”, “vivi in un hotel a cinque stelle?”.
Proprio dall’incontro tra le domande degli alunni e le risposte dei testimoni – Bourama, Harris e Mamadou – ci si incontra, si vedono con maggiore chiarezza i contorni di un tema complesso e delicato. “Perché la chiarezza”, scrive Biella, “porta a una maggiore conoscenza, e la conoscenza supera paure e diffidenze gettando le basi per una società coesa e matura della quale abbiamo un assoluto, immediato bisogno”.
Paola Barretta
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