Articolo di Filippo Sestito, componente della Presidenza Nazionale dell’Arci, responsabile Ambiente Arci nazionale
Pubblicato su Huffington Post
Il mediterraneo è da diverso tempo al centro di conflitti e tensioni. Da molti anni uomini, donne e bambini lo attraversano con la speranza di vivere dignitosamente in Europa, spesso trovando solo la morte, anche perché le politiche europee sull’accoglienza risultano inadeguate e si preferisce alzare muri anziché costruire ponti.
Le cause che stanno determinando l’aumento dei flussi migratori che dall’Africa portano all’Europa sono da attribuire anche e soprattutto ai mutamenti climatici e allo sfruttamento delle risorse del pianeta ed è proprio per questo che in vista della Cop22, la conferenza dell’Onu sul clima che si terrà dal 7 al 18 novembre a Marrakech, un gruppo di attori della società civile ha scelto di lanciare una campagna di mobilitazione euro-africana per la giustizia climatica e la giustizia sociale, l’odissea delle alternative Ibn Battûta.
L’odissea delle alternative, a partire dal 19 ottobre e fino al 10 novembre, farà tappa in sei paesi – Spagna, Francia, Italia, Tunisia, Algeria e Marocco – con l’obiettivo di rilanciare i temi delle migrazioni, della giustizia sociale e ambientale, dando risalto alle pratiche virtuose messe in atto da alcune comunità del mediterraneo, tra cui: la rivalutazione dei saperi artigiani e industriali; il contrasto alla privatizzazione dei beni comuni; l’affermazione della gestione pubblica e partecipata del ciclo dei rifiuti e delle acque; l’agricoltura familiare e di prossimità; i sistemi sociali ed economici locali che privilegiano la crescita auto sostenibile e lo scambio solidale e sussidiario, in opposizione al sistema competitivo neoliberista.
A Marrakech, finalmente, temi sino a oggi trattati come singoli fenomeni saranno affrontati secondo una visione organica: la giustizia climatica, le migrazioni, la gestione delle risorse naturali, la sovranità alimentare, la riconversione ecologica, la sostenibilità energetica, la difesa del territorio, dei diritti umani e sociali, la pace, la cooperazione internazionale.
Nel contempo bisognerà consolidare la dimensione democratica, ricostruendo il concetto di partecipazione e rimettendo al centro i “luoghi” reali della vita e della democrazia proprio il contrario di quello che prevede la riforma della Costituzione italiana promossa dal governo Renzi e sostenuta da tutte le più potenti lobby economiche e finanziarie.
Chi, come e dove si decide è argomento decisivo per il nostro futuro. Siamo consapevoli che per ridisegnare un nuovo assetto sociale ed economico occorre ricominciare ad “abitare” i luoghi, ripensare i processi decisionali, anche di governo del territorio, restituire la sovranità delle scelte alle comunità. È necessario tracciare la strada verso un modello economico sostenibile e rispettoso dell’ambiente, dei territori, delle persone che lo abitano; delineare un’organizzazione sociale basata sulla cooperazione, sul mutualismo e sull’autogestione.
Ed è di questo e di tanto altro che ci occuperemo anche nella tappa italiana dell'”Odissea delle Alternative” che l’Arci ha organizzato insieme alla coalizione clima, rete della pace, rete della conoscenza, Cgil, Legambiente, unione degli studenti, rete degli studenti medi, marevivo, mani tese, fondazione Univerde, earth day italia e con il patrocinio del Comune di Porto Torres.
Le imbarcazioni hanno attraccato il 23 ottobre a Porto Torres, dove si è tenuta una tavola rotonda con al centro il tema dei cambiamenti climatici e dei flussi migratori; è seguita la proiezione del documentario, mare chiuso, sui respingimenti in mare; poi ci sono state attività teatrali, una colorata parata migrante e un aperitivo multietnico e solidale a base di prodotti afro-sardi.
I catamarani, dopo aver caricato le provviste, sono salpati in direzione di Biserta, in Tunisia. Simbolo di esperienze di resistenza e di resilienza e monito per chi ha in mano le leve del potere a rispettare prima e applicare poi, con serietà, gli impegni assunti nel documento firmato alla Cop21 di Parigi.
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