Le torture che subiscono i ragazzi eritrei dal regime dal quale cercano di scappare, hanno nomi italiani. La più terribile si chiama “elicottero”, consiste nel legare le braccia e le gambe dietro la schiena, lasciando a terra la persona sdraiata sulla pancia. Li lasciano per ore in quelle condizioni, succede a volte che le braccia si stacchino per la pressione delle corde tirate dalle gambe.
Si chiama echo refugee library ed è un progetto indipendente, una libreria mobile, allestita su un minivan, per giovani ed adulti richiedenti asilo che sono in attesa in Grecia. Un’iniziativa avviata nel luglio 2016 da ECHO (education community hope opportunity), un’organizzazione dedicata a promuovere iniziative educative nei campi rifugiati.
Attraverso il progetto fotografico The Power of Faces: Looking at the Global Refugee Crisis (La Forza dei Volti: Guardando la Crisi Globale dei Rifugiati) Daniel Farber Huang e Theresa Menders hanno realizzato foto di famiglia, in posa.
Dirty Messages è il nome del progetto artistico di Thaer Maarouf, siriano, che ha deciso di raccogliere le scarpe di donne, uomini e bambini che hanno attraversato il mare, il cemento e la sabbia.
Siamo persone privilegiate perché nel nostro cammino abbiamo incontrato una persona straordinaria come Don Mussie Zerai, da cui tanto tuttora impariamo. Lo abbiamo incontrato quando c’era da piangere e celebrare i morti e quando c’era da salvare i vivi, chiunque, indipendentemente dalla provenienza.
La presidente della Camera Laura Boldrini ha deciso di dare seguito alla decisione di rendere pubblici e denunciare i nomi di coloro che l’hanno molestata e diffamata, con frasi irripetibili, e quasi tutte segnate, non solo dall’odio politico, ma anche e soprattutto dal sessismo più volgare e violento.
Once Upon a place è il progetto artistico realizzato a New York da Aman Mojadidi e che permette di poter ascoltare 70 storie da tutto il mondo solo entrando in una cabina telefonica Un’installazione di arte pubblica realizzata a New York, si chiama Once Upon a place ed è stata realizzata dall’artista Aman Mojadidi. A… Leggi tutto
Il loro percorso è iniziato in Siria, dove denunciavano con video e foto le violenze alle quali assistevano. Dopo la fuga hanno preso parte al progetto di storytelling radiofonico Syrians Between Us, che ha dato voce e professionalità alle persone costrette dal conflitto a fuggire ad Amman Di Piera F. Mastantuono Sessanta i rifugiati siriani che… Leggi tutto
C’è chi è scappato da solo dalla Costa d’Avorio a 9 anni, chi ha vissuto la comunità come un inferno picchiato dai ragazzi più grandi, chi si dilegua nelle pieghe del lavoro nero. E per tutti arrivare alla maggiore età è un incubo perché il sistema di accoglienza si interrompe.
Tre amici, una serata insieme. A tavola, però, la conversazione civile è sostituita da uno scambio di battute intrise di odio e insulti. Sono le stesse frasi che è facile rintracciare sui social media, quei casi di hate speech – discorsi d’odio – che colpiscono categorie e minoranze più spesso discriminate in cui troppo spesso ci si imbatte.
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