In 140 minuti l’artista e attivista cinese ha scelto di raccontare ciò che accade quando si lascia il proprio paese, attraversando confini e barriere. Il lavoro è in concorso alla mostra di Venezia Ai Weiwei, artista e attivista cinese noto, anche per le sue grandi installazioni, come quella con i gommoni a Palazzo Strozzi a… Leggi tutto
“Non creiamo opposte fazioni”, dice il responsabile della Croce Rossa del centro di accoglienza al Tiburtino III a Roma dopo la rissa tra un immigrato eritreo e una donna del quartiere che rischia di sfociare in un accoltellamento. E la Capitale d’Italia diventa specchio di un paese che si scopre sempre più insofferente verso chiunque abbia un colore di pelle diverso dal bianco.
“Migrate” è una mostra e un libro scaturiti dal progetto di otto fotografi internazionale che attraverso le immagini hanno esplorato la migrazione, umana. Il progetto è realizzato da next generation, un’iniziativa dell’Unicef.
Le torture che subiscono i ragazzi eritrei dal regime dal quale cercano di scappare, hanno nomi italiani. La più terribile si chiama “elicottero”, consiste nel legare le braccia e le gambe dietro la schiena, lasciando a terra la persona sdraiata sulla pancia. Li lasciano per ore in quelle condizioni, succede a volte che le braccia si stacchino per la pressione delle corde tirate dalle gambe.
Si chiama echo refugee library ed è un progetto indipendente, una libreria mobile, allestita su un minivan, per giovani ed adulti richiedenti asilo che sono in attesa in Grecia. Un’iniziativa avviata nel luglio 2016 da ECHO (education community hope opportunity), un’organizzazione dedicata a promuovere iniziative educative nei campi rifugiati.
Attraverso il progetto fotografico The Power of Faces: Looking at the Global Refugee Crisis (La Forza dei Volti: Guardando la Crisi Globale dei Rifugiati) Daniel Farber Huang e Theresa Menders hanno realizzato foto di famiglia, in posa.
Dirty Messages è il nome del progetto artistico di Thaer Maarouf, siriano, che ha deciso di raccogliere le scarpe di donne, uomini e bambini che hanno attraversato il mare, il cemento e la sabbia.
Siamo persone privilegiate perché nel nostro cammino abbiamo incontrato una persona straordinaria come Don Mussie Zerai, da cui tanto tuttora impariamo. Lo abbiamo incontrato quando c’era da piangere e celebrare i morti e quando c’era da salvare i vivi, chiunque, indipendentemente dalla provenienza.
La presidente della Camera Laura Boldrini ha deciso di dare seguito alla decisione di rendere pubblici e denunciare i nomi di coloro che l’hanno molestata e diffamata, con frasi irripetibili, e quasi tutte segnate, non solo dall’odio politico, ma anche e soprattutto dal sessismo più volgare e violento.
Once Upon a place è il progetto artistico realizzato a New York da Aman Mojadidi e che permette di poter ascoltare 70 storie da tutto il mondo solo entrando in una cabina telefonica Un’installazione di arte pubblica realizzata a New York, si chiama Once Upon a place ed è stata realizzata dall’artista Aman Mojadidi. A… Leggi tutto
Ricevi aggiornamenti iscrivendoti qui:
Non inviamo spam! Leggi la nostra Informativa sulla privacy per avere maggiori informazioni.
Controlla la tua casella di posta o la cartella spam per confermare la tua iscrizione
Quiz: quanto ne sai di persone migranti e rifugiate?
Le migrazioni nel 2021, il nuovo fact-checking di Ispi
© 2014 Carta di Roma developed by Orange Pixel srlAutorizzazione del Tribunale di Roma n° 148/2015 del 24 luglio 2015. - Sede legale: Corso Vittorio Emanuele II 349, 00186, Roma. - Direttore responsabile: Domenica Canchano.