Da aprile a oggi sono emersi quattro presunti casi di interviste/interventi realizzati dietro compenso, casi in cui la persona che appare di fronte alla telecamera è pagata per dire ciò che la redazione vuole. La parte recitata è quella del rom che spiega come guadagna mille euro al giorno rubando o come truffa gli automobilisti, del musulmano che vuole vedere i cristiani morti, dello straniero-criminale. «Tutto ciò è sintomo di una degenerazione della tv-verità in atto da tempo, ma anche di un vero e proprio progetto di belligeranza strumentale contro categorie sociali e etnie usate come caprio espiatorio. Non è la prima volta che succede, nella massima spudoratezza», scriveva Gad Lerner a maggio, poco dopo il licenziamento dell’autore di due servizi falsi, tra i casi sopracitati.
È vero. La tv-verità, come la definisce Lerner, è degenerata e non è necessario che questi episodi vengano confermati perché sia evidente: trasmissioni cosiddette d’informazione o approfondimento sono costruite ad hoc attraverso la scelta di parole, immagini, musiche, interviste e ospiti con l’obiettivo di catturare l’attenzione di coloro che in questi elementi vedono i propri timori prender forma.
Panem et circenses: è davvero questa la strategia adottata da alcuni programmi, dove il gioco circense rappresentato dalla disinformazione nelle sue varie forme fa leva sui sentimenti più semplici da suscitare in chi guarda, come la xenofobia? In un’informazione televisiva appiattita – con positive eccezioni – che vede modalità, argomenti, storie e ospiti rimbalzare da un programma all’altro, in cui gran parte del lavoro è svolto dietro a una scrivania, in cui le condizioni di lavoro non sempre favoriscono la professionalità, questa può essere considerata la soluzione meno impegnativa da chi è in cerca di un pugno di ascolti in più. A creare tale panorama una complessa convergenza di fattori: culturali, sociali, politici, economici, occupazionali, a cui si aggiunge – non ultima – la volontà di chi ha avuto e ha interesse nel perseguire questa precisa strada; senza questo elemento la storia del panem et circenses non regge. Chi ha stabilito che l’ascoltatore preferisse questo tipo di trasmissioni? E che i programmi d’informazione dovessero acquisire i modi di quelli d’intrattenimento (quello sì, spazio adeguato per i circenses)? È logica una scelta stilistica che ignora la composizione multiculturale del target a cui la tv si rivolge (nel luglio 2013 l’Auditel ha deciso di inserire 400 famiglie straniere nel suo campione)? Infine, se all’ascoltatore abituato a un’informazione di bassa qualità da domani fossero offerti contenuti accurati e interessanti, sarebbe forse scontento? Oppure i suoi standard ne risulterebbero rimodellati, elevando le sue pretese?
Poco tempo fa, scriveva Federico Faloppa su questo sito: «Forse, da lettori, è ora di pretendere qualcosa in più. Di dire: si è forse passato il limite con questa montagna di grossolanità, facilonerie, manipolazioni. Di far sentire ai direttori/redattori dei più importanti mezzi di informazione non solo l’indignazione isolata e individuale di ciascuno, che ahinoi lascia il tempo che trova, ma anche una lucida presa di posizione collettiva: cominciando a stare col fiato sul collo a chi fa (pessima) informazione, a chi ricorre alle solite solfe, a chi propina vecchie retoriche e nuove reticenze».
Pretendete di più.
È sempre più alto il numero di cittadini che fruisce del web come primaria fonte di informazione. Allo stesso modo cresce il successo del crowfunding, forma di finanziamento che ha permesso a molte inchieste e documentari di avere una possibilità, dimostrando che una fetta di lettori/ascoltatori non riesce a trovare nei media tradizionali ciò che cerca. Usate gli strumenti tecnologici che avete a disposizione per “crescere” come ascoltatori, divenendo consapevoli e attivi. Confrontate e confrontatevi, per riuscire a distinguere tra chi merita la vostra fiducia e chi no e anche dopo averlo fatto continuate a serbare sempre un po’ di diffidenza.
Pretendete che i giornalisti esercitino con professionalità il loro dovere di informare. Pretendete di essere messi nella condizione di esercitare il vostro diritto a essere informati. Premiate la qualità con la vostra attenzione, per farla diventare la regola. Siate consumatori consapevoli dei prodotti televisivi facendo pesare il vostro più grande potere: quello di scelta. Da parte nostra continueremo sempre a segnalare i casi di buona e cattiva informazione.
Dai media pretendete, prima di tutto, rispetto.
Martina Chichi
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