«Gli immigrati, circa 5 milioni quelli residenti nel nostro paese di cui 1,2 milioni di bambini, tutto sommato stanno bene e a quanto pare hanno una percezione piuttosto positiva delle proprie condizioni di salute. A dirlo i risultati dell’indagine condotta dal ministero della Salute e l’Istat “Cittadini stranieri e accesso alle cure”, pubblicata recentemente», scrive Maria Paola Salmi per La Repubblica in «Il “paziente immigrato” nella sanità del Belpaese».
La Repubblica recupera gli ultimi dati sul tema e dà voce ad alcuni esperti per capire quali sono le condizioni di salute dei migranti che vivono in Italia, il quadro che dipinge è quello di persone sane, sebbene più vulnerabili, una volta giunti nella penisola nei confronti di alcune patologie legate alla povertà.
«Gli individui che affrontano viaggi lunghissimi e difficili, sono in genere soggetti giovani e prevalentemente sani», dichiara alla Repubblica Fabiola Luzi, medico e dirigente dell’Istituto nazionale per la migrazione e la povertà di Roma. Il lungo e stremante viaggio che conduce dai paesi di partenza fino all’Italia ha l’effetto di un filtro: chi arriva è in buone condizioni di salute e senza patologie rilevanti.
Vi sono anche, però, i migranti ormai stabilmente residenti in Italia. La Repubblica ha domandato a Salvatore Geraci, Area Sanitaria Caritas di Roma, quali sono le condizioni sanitarie di questa fetta di popolazione: «Quanto agli immigrati residenti, fino a qualche anno i medici osservavano malattie acute, adesso invece si assiste all’aumento di patologie croniche quali diabete, ipertensione, sovrappeso e obesità, disturbi osteomuscolari e tumori, prima causa di malattia tra i vari gruppi etnici. Il pericolo Tbc non esiste, dei 5 mila nuovi casi all’anno registrati nel paese solo la metà riguarda gli immigrati e il tasso decresce con l’aumentare della popolazione immigrata, d’altra parte tubercolosi e scabbia sono malattie del degrado, il migrante è più vulnerabile e se vive in condizioni di precarietà più facilmente si ammala».
La fotografia completa fornita da Repubblica a questo link: «Il “paziente immigrato” nella sanità del Belpaese».
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