Esperimento sociale nell’ambito della campagna #leparolefannomale, di Vox Diritti: “l’indifferenza ci parla di una società segmentata e impaurita”
I discorsi d’odio passano dallo schermo di un computer ai cartelli indossati da alcuni giovani, in strade di passaggio: quale reazione aspettarsi dai passanti? A prevalere è stata l’indifferenza, come hanno spiegato gli studenti dell’Università Cattolica coinvolti nell’esperimento sociale condotto a Milano, Roma e Torino nell’ambito della campagna #leparolefannomale, di Vox Diritti.
Con cartelli che incitano all’odio verso donne, migranti e comunità lgbt, hanno osservato per quattro ore le reazioni di chi, passando, vi si imbatteva: circa 100 persone al minuto, per un totale di circa 100mila persone. Eppure quasi nessuno ha reagito: “Non ci aspettavamo una reazione di quel tipo – hanno raccontato a Vox Diritti due dei giovani che hanno partecipato, Ilaria Rossini e Francesco Todeschini – Anzi, avevamo paura di eventuali reazioni accese e violente da parte di passanti indignati, tanto che c’era sempre uno di noi che controllava che fossimo al sicuro”.
Da città a città, gli atteggiamenti incontrati sono stati divisi: a Roma tanti turisti e poche reazioni, con l’eccezione di qualche commento; a Torino nessuna reazione diretta, ma è stata allertata la polizia; a Milano, invece, qualcuno si è avvicinato consigliando di rimuovere il cartello.
L’indifferenza, più pericolosa delle parole
L’inaspettata reazione ha fatto capire agli studenti “che la forza del bullo non è tanto nel bullo stesso, quanto nella massa di indifferenti che lo circonda”: “L’indifferenza verso l’utilizzo di parole generate per dividere e discriminare – ha commentato Silvia Brena, giornalista e co-fondatrice di Vox – ci parla di una società segmentata e impaurita, che può diventare inevitabilmente preda di fantasmi del passato. Al contrario, imparare a usare le parole capaci di elaborare emozioni e non lanciate come mattoni addosso agli altri, apre al confronto e all’inclusione”.