Sono oltre 200 i voli annullati poiché i piloti si rifiutano di portare migranti respinti nei Paesi d’origine. Accade in Germania dove ad opporsi sono stati, soprattutto, i comandanti della Lufthansa e delle due compagnie low cost ad essa legate Eurowings e Germanwings ma anche quelli di Qatar Airways, Air Algerie e Air Berlin.
La notizia è arrivata a seguito della risposta del governo federale all’interrogazione parlamentare della deputata della Linke Ulla Jelpke.
In particolare, secondo i dati forniti dal governo tedesco, tra gennaio e settembre 2017 sono stati sospesi 85 voli a causa del rifiuto dei piloti di linea Lufthansa e della sua controllata Eurowings.
Il 40% dei voli aveva come aeroporto di partenza quello di Dusseldorf, dove spesso questo tipo di rimpatri suscita il rifiuto di molti membri della società civile che si attivano per manifestare contro le espulsioni.
Come riporta il Corriere, la procedura sulle decisioni dell’imbarco su un aereo è semplice: «La decisione di non far salire qualcuno a bordo spetta al comandante — spiega al telefono un portavoce di Lufthansa —, noi come compagnia siamo obbligati ad accettare chiunque abbia un biglietto valido. Le autorità ci avvertono quando c’è un passeggero con foglio di via, la polizia lo accompagna fino all’imbarco ma non viaggia con lui. E il pilota non può opporsi per motivi giuridici a un’espulsione ma può decidere di far scendere un passeggero, qualunque passeggero, se ritiene che possa costituire un pericolo per la sicurezza del volo».
Chiaramente nella scelta di non far partire un migrante con un diniego c’è molto di più di questo. Non a caso la maggiore associazione di piloti tedeschi Vereinigung Cockpit ha spiegato al Corriere che il comportamento dei piloti fa parte del Zivilcourage, il “coraggio civile” di non partecipare ad azioni ritenute ingiuste.
I trasferimenti, infatti, riguardano l’Afghanistan, un paese instabile con frequenti attacchi terroristici da parte di gruppi jihadisti, che è considerato un paese sicuro dalle autorità tedesche, motivo per cui i richiedenti asilo afgani sono di solito respinti quando cercano di trovare rifugio in Europa.
Questo tipo di discriminazione per nazionalità, è stato ed è ancora criticato da un gran numero di organizzazioni non governative e difensori dei diritti umani come per esempio l’associazione Diritti e frontiere- Adif. L’associazione, infatti, a giugno aveva sottolineato, in un articolo come l’ennesima strage di Kabul fosse avvenuta in una zona centrale, ritenuta tra le più sicure della città.
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