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Popoli in fuga. Su Repubblica.it Carlotta Sami racconta i rifugiati

Pubblicata tra i blog d’autore di Repubblica.it, si chiama «Popoli in fuga» la pagina web dalla quale Carlotta Sami,  portavoce UNHCR per il Sud Europa, racconta le storie dei rifugiati incontrati.

«51 milioni di esseri umani, donne, uomini, bambini in fuga: il mio lavoro con il team dell’ufficio stampa dell’UNHCR è di raccoglierne storie, volti, e messsaggi e dar loro voce affinché se ne tenga traccia e perché li si senta vicini, li si aiuti, si dedichino loro interventi e politiche, se ne capisca l’enorme contributo – scrive Carlotta Sami su “Popoli in fuga” – Tanti sono i rifugiati celebri che hanno saputo ripagare con grande generosità l’aiuto ricevuto, da Albert Einstein a Giuseppe Garibaldi, da Marc Chagall a Isabel Allende. In questo blog parlerò di rifugiati attraverso racconti, video, fotografie e riflessioni personali».

Di seguito riportiamo uno dei post di Popoli in fuga, pubblicato a fine luglio.

Il Mediterraneo inghiotte gli sforzi di pace

Ogni giorno ripetiamo che dietro a ogni numero ci sono le persone. Ogni giorno la prima notizia sono i numeri.  Numeri di bambini morti, donne morte, uomini morti. Inghiottiti dal nostro Mar Mediterraneo. Siriani, Palestinesi, Eritrei, Somali, tutti in disperata fuga. Ogni giorno a Roma riempiamo la nostra tabella in ufficio: conta i morti, quelli ritrovati, quelli scomparsi. Sono già più di 1.000 quest’anno. E le loro storie: con loro sulle navi. I padri e le madri ci hanno raccontato il terrore.

Non è vero che partono sapendo che verranno salvati. Non è vero. Partono perché sanno che la morte è vicina. E quando sono in mare li coglie il terrore della morte sempre più probabile. E in quei momenti sentono un profondo e devastante senso di colpa per aver portato i loro figli in mare; un senso di colpa che distrugge ciò per cui si diventa genitori, dar la propria vita per i figli. Inconcepibile pensare di aver dato vita a bambini che potrebbero morire davanti ai loro occhi. Ecco, loro si sentono in colpa. Il loro senso di responsabilità è portato alla prova più estrema. Questo senso di responsabilità, questa coscienza umana, primordiale è oramai sepolta, inesistente, inconsistente nelle deboli volontà di coloro che potrebbero portare pace invece che distruzione. Eppure vi assicuro che vedere solo una volta un bambino colpito da una bomba, o un genitore, un fratello che hanno perso tutto, la casa, la scuola, gli amici, vedere e ascoltarli solo una volta ti cambia la vita per sempre.

L’Alto Commissario Guterres recentemente ha detto, a proposito di ciò che in Europa si fa per i rifugiati Siriani: “Non si è mai fatto così poco per un tragedia tanto grande”. Una dichiarazione tragicamente vera, non solo per la Siria.

Il portavoce dell’UNRWA, l’agenzia delle Nazioni Unite che dal 1948 si prende cura dei rifugiati palestinesi, crolla e scoppia a piangere, non riesce più a raccontare tanta sofferenza inutile.

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