Mettere a confronto più titoli riferiti a una stessa notizia può essere un buon esercizio per rendersi conto di come poche parole possano fare la differenza nel comunicare un’informazione. Eccone allora un esempio, dalla rassegna di stamattina.
La notizia è quella dell’espulsione di un uomo di nazionalità indiana, divenuto noto per un essere protagonista di un fatto di cronaca avvenuto nel mese di agosto che ha dato poi il via all’iter che ne ha determinato l’allontanamento.
Ha rapito una bambina? Ha tentato di rapirla? I fatti sono stati accertati dalle autorità giudiziarie e l’accusa confermata? Oppure si tratta di un presunto rapimento?
Chi si imbatterà in tutti e tre i titoli avrà le idee parecchie confuse. Chi leggerà solo uno dei tre avrà una versione diversa dalle altre.
Eppure i fatti sono ormai noti.
Il 16 agosto, Lubhaya Ram, cittadino indiano di 43 anni, prende in braccio una bambina di 5 anni che sta camminando tra le bancarelle del lungomare di Scoglitti (provincia di Ragusa). La scena si svolge sotto gli occhi di passanti e abitanti del paesino, i quali, conoscendo i “precedenti” dell’uomo (furti e stato di ubriachezza) pensano immediatamente che la voglia rapire. Poche ore dopo l’accaduto, i genitori della piccola presentano una denuncia ai Carabinieri, nella quale sostengono che l’uomo ha afferrato la bambina ed è poi scappato per un centinaio di metri, prima che il padre riuscisse a raggiungerlo ed a riprendersi la figlia (“Si è fermato solo perché noi lo abbiamo fermato” – commenta la mamma- “Mi trovavo sul lungomare, a risalire le scale. La bambina era già salita con mio marito. Un´amica mi ha fatto notare che la mia bimba era in braccio a uno straniero che la teneva molto stretta a sé, con il faccino quasi sotto la sua ascella, proprio bloccata a lui”). […] Con il passare dei giorni, però, anche le testimonianze sull’accaduto diventano sempre più confuse, fino ad arrivare alla descrizione di uno svolgimento dei fatti totalmente differente. Secondo le testimonianze raccolte nei giorni successivi, confermate da una rettifica dei genitori della bambina, Lubhay (ubriaco al momento dell’accaduto) avrebbe di certo preso in braccio la bambina, ma, a differenza di quanto affermato dal padre il giorno stesso dell’accaduto, il fatto si sarebbe svolto non in spiaggia ma in strada, e l’uomo non si sarebbe messo a correre, bensì sarebbe rimasto fermo in uno stato confusionale. E l’ipotesi che si fa strada, è che il gesto sarebbe derivato semplicemente dall’ubriachezza. Da “Dal presunto rapimento alla presunta innocenza? I 45 secondi dell’’indiano’ di Scoglitti”, di Cronache di ordinario razzismo
Il 16 agosto, Lubhaya Ram, cittadino indiano di 43 anni, prende in braccio una bambina di 5 anni che sta camminando tra le bancarelle del lungomare di Scoglitti (provincia di Ragusa). La scena si svolge sotto gli occhi di passanti e abitanti del paesino, i quali, conoscendo i “precedenti” dell’uomo (furti e stato di ubriachezza) pensano immediatamente che la voglia rapire. Poche ore dopo l’accaduto, i genitori della piccola presentano una denuncia ai Carabinieri, nella quale sostengono che l’uomo ha afferrato la bambina ed è poi scappato per un centinaio di metri, prima che il padre riuscisse a raggiungerlo ed a riprendersi la figlia (“Si è fermato solo perché noi lo abbiamo fermato” – commenta la mamma- “Mi trovavo sul lungomare, a risalire le scale. La bambina era già salita con mio marito. Un´amica mi ha fatto notare che la mia bimba era in braccio a uno straniero che la teneva molto stretta a sé, con il faccino quasi sotto la sua ascella, proprio bloccata a lui”). […]
Con il passare dei giorni, però, anche le testimonianze sull’accaduto diventano sempre più confuse, fino ad arrivare alla descrizione di uno svolgimento dei fatti totalmente differente. Secondo le testimonianze raccolte nei giorni successivi, confermate da una rettifica dei genitori della bambina, Lubhay (ubriaco al momento dell’accaduto) avrebbe di certo preso in braccio la bambina, ma, a differenza di quanto affermato dal padre il giorno stesso dell’accaduto, il fatto si sarebbe svolto non in spiaggia ma in strada, e l’uomo non si sarebbe messo a correre, bensì sarebbe rimasto fermo in uno stato confusionale. E l’ipotesi che si fa strada, è che il gesto sarebbe derivato semplicemente dall’ubriachezza.
Da “Dal presunto rapimento alla presunta innocenza? I 45 secondi dell’’indiano’ di Scoglitti”, di Cronache di ordinario razzismo
A metterci il carico, giustificando in parte una tale confusione, è senza dubbio anche la dichiarazione del ministro dell’Interno Angelino Alfano, il quale ha affermato: “Abbiamo espulso dal territorio nazionale il cittadino indiano Ram Lubhaya che il 16 agosto scorso si era reso responsabile, a Scoglitti, in provincia di Ragusa, del tentato sequestro di una bambina di età inferiore ai 14anni”.
Fa riferimento proprio a questa dichiarazione il titolo del Fatto Quotidiano, che include tra parentesi quel “finto”, per evidenziare il mancato riferimento ai dettagli della vicenda: le testimonianze e la rettifica dei genitori della bambina che hanno orientato le indagini nella direzione di un gesto compiuto in uno stato all’apparenza confusionale che sembra sia stato provocato dall’ubriachezza. Elementi che non traspaiono certo dalle parole del Ministro.
Ma forse, nel momento in cui viene effettuata l’espulsione di uomo, non è ciò che ci si aspetta di ascoltare.
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