Negli ultimi mesi più volte si è parlato di persone pagate, come fossero attori, per interpretare un ruolo all’interno di trasmissioni televisive d’informazione. Trasmissioni che, spesso, sono progettate ad hoc per far leva sui timori dei cittadini, sui loro sentimenti xenofobi, nel tentativo di far salire gli ascolti. L’ultima accusa – respinta dalla redazione – riguarda Quinta colonna (Rete 4).
Da aprile a oggi sono già 4 i presunti casi di interviste/interventi a pagamento fatti emergere dalla stessa stampa. Mentre ci auguriamo che lo svolgimento dei fatti venga accertato al più presto, affinché venga fatta chiarezza su ognuna delle vicende, non possiamo non notare che un tale approccio da parte di qualsiasi rete televisiva, testata o programma d’informazione o approfondimento è un sintomo grave e non trascurabile dello stato dell’informazione televisiva. O meglio, della disinformazione.
E non possiamo non interrogarci sulle conseguenze di tale disinformazione? Quanti ascoltatori, dopo aver memorizzato le affermazioni forti degli “attori” avranno saputo che si trattava di interviste e interventi falsi? L’opinione di quanti sara stata influenzata dalle parole recitate?
Di seguito ripercorriamo i casi segnalati da aprile a oggi.
A far emergere il primo possibile caso era stato Servizio pubblico, il 22 aprile: una ragazza rom intervistata da Mattino 5, riferisce a una delle giornaliste del programma di La7 di essere stata pagata 20 euro per raccontare di fronte alle telecamere in che modo riuscisse a guadagnare fino a mille euro al giorno rubando. «Siamo uscite dalla scuola a San Paolo, ci ha visto la giornalista e ci ha dato 20 euro per dire queste cose: che noi rubiamo 1000 euro al giorno, che la vecchietta deve morire. Perché l’ho fatto? Ero fumata e lei mi ha dato 20 euro», dichiara la ragazza a La7. Il servizio era stato mandato in onda l’8 aprile, ospite in studio Matteo Salvini; le reazioni alle affermazioni della giovane rom sul web non tardano ad arrivare. Tuttavia sulla vicenda, i cui risvolti legali sono in corso, non è ancora stata fatta chiarezza.
Servizio pubblico ha trattato la questione qui.
Dopo il dubbio episodio che vede protagonista Mattino 5, nel mese di maggio era poi stato il turno di Quinta colonna e Dalla vostra parte. A smascherare due falsi servizi è stata Striscia la notizia. Un uomo era stato pagato per interpretare diversi ruoli: in uno dei servizi spiegava come, da rom, truffava gli automobilisti; nell’altro, da musulmano, si augurava un massacro di cristiani. L’autore dei due servizi è stato immediatamente licenziato, mentre Mario Giordano, direttore del Tg4 e Claudio Brachino, responsabile della trasmissione, hanno preso le distanze dalle sue azioni e negato qualsiasi coinvolgimento (della vicenda abbiamo scritto qui).
Interessante, in quei giorni, la riflessione di Gad Lerner che ci obbliga a porci alcuni quesiti sulla qualità dell’informazione prodotta da alcune trasmissioni televisive: una condotta non giustificabile quella del giornalista allontanato, ma il collega non ha rappresentato, in fondo, il capro espiatorio di una tv che si nutre proprio di questo tipo di servizi? Che fa della cattiva informazione una strategia di marketing per conquistare qualche ascoltatore in più? Possiamo ritenere che le responsabilità ricadano unicamente sull’autore dei falsi servizi?
Il 15 luglio si torna a parlare di Quinta colonna, la storia è simile. Un ragazzo marocchino intervenuto in una puntata a dicembre dichiara al Corriere del Veneto di essere stato istruito sulle affermazioni da fare e dall’atteggiamento da tenere: «La mia partecipazione era programmata – ha rivelato l’uomo alla testata – Abbiamo parlato un’ora prima e mi hanno chiesto di partecipare all’intervista, io ho accettato e ci siamo messi d’accordo per farla. Sapevo che mi avrebbero riconosciuto come ladro, perché ci siamo messi d’accordo su questo. So io perché ho accettato, ma non posso dire se ho ricevuto soldi». La redazione ha smentito questa versione: «Siamo dei professionisti seri, non sapevamo nemmeno chi fosse l’uomo che è intervenuto in trasmissione, il nostro è un servizio libero, possono intervenire tutti – dice Raffaella Regoli, caporedattore della trasmissione – Così è successo in quella puntata della trasmissione e così succede sempre. Stiamo parlando della parola di un pregiudicato che getta ombre sul lavoro di professionisti». Anche su questa vicenda ci si aspetta ora che venga fatta chiarezza.
L’articolo del Corriere del Veneto qui e l’articolo in cui il Fatto Quotidiano ripercorre la vicenda qui.
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