«Basta immigrati», è il titolo dell’articolo di Vittorio Feltri che appare sul Giornale oggi in edicola. Il tono paradossale e l’intento provocatorio sono evidenti, ma non bastano a rendere meno grave la deformazione della realtà dei fatti. Feltri, in sostanza, rivolge un pubblico appello a quanti si accingono a imbarcarsi per l’Italia per inviarli a stare dove sono. Eccone alcuni passi:
«D’ora in poi siamo obbligati a dar corso a una campagna di dissuasione: statevene a casa vostra, non imbarcatevi, perché stareste peggio qui che laggiù, senza contare i rischi che correreste durante la navigazione. I tempi sono cambiati. L’Italia è in ginocchio, non è all’altezza delle vostre aspettative. Recatevi in Spagna, in Francia, Andate dove vi garba; da queste parti l’ospitalità è un lusso che non possiamo permetterci»; «Non è lecito che ci chiediate ciò che non abbiamo più: neanche la pazienza di sopportarvi, voi e le vostre miserie, i vostri problemi più grandi dei nostri. Non abbiamo l’opportunità di risolverli. Girate alla larga dalla Penisola. Non illudetevi. Qui non c’è lavoro per noi, figuriamoci per voi»; «l’Italia è uno schifo per gli italiani, immaginate cosa può essere per voi che venite qui pieni di sogni e non raccogliete altro che umiliazioni. In ogni caso è necessario dirvi e ribadirvi che la festa è finita. Perciò adeguatevi: seguitate a mangiare le vostre banane che almeno non sono avvelenate. Buona permanenza nei continenti in cui siete nati».
Come si vede Feltri si rivolge a quanti intendono raggiungere l’Italia via mare come se si trattasse di migranti economici, persone cioè alla ricerca di lavoro, e non – come dicono tutti i dati, quelli dell’Unhcr, come quelli del Viminale – richiedenti asilo. Ed è francamente difficile credere che un giornalista del peso di Feltri ignori la situazione in Siria, Eritrea e Mali (paesi dai quali provengono la maggior parte dei profughi che giungono da noi), dove sono in corso conflitti sanguinosi. I richiedenti asilo sfidano il mare, consapevoli del rischio al quale vanno incontro, non in cerca di un lavoro e di condizioni di vita diverse, ma per fuggire a una morte certa. In Europa cercano la salvezza, la “festa” non l’hanno mai cercata. La maggior parte dei richiedenti asilo che arriva in Italia, inoltre, vorrebbe poter raggiungere altri paesi europei, consapevole che altrove il sistema di accoglienza funzioni meglio, ma è bloccata qui dal regolamento di Dublino.
“L’ospitalità” nei confronti dei richiedenti asilo non è un lusso che non possiamo permetterci, ma un dovere al quale non dobbiamo sottrarci. Meno di un mese fa Laurens Jolles, delegato UNHCR, ricordava all’Europa la sua responsabilità nei confronti di chi fugge dalla guerra. Durante l’iniziativa “Prima di prendere il mare”, Jolles ribadiva il «principio ineludibile stando al quale gli stati devono garantire l’accesso a coloro che fanno domanda d’asilo, a prescindere dal mondo in cui arrivano». Si chiama diritto d’asilo.
Naufragi e crisi economica non fermeranno il fenomeno degli sbarchi, così come non lo farebbe il reato di immigrazione clandestina, perché un richiedente asilo non sceglie di abbandonare il proprio paese, è costretto a farlo. Il terrore che spinge alla fuga è descritto da Domenico Quirico, in «L’Odissea di paura dei popoli in fuga», pubblicato su La Stampa e di cui consigliamo la lettura. «La paura accompagna questi popoli in fuga […] Nulla eguaglia il suo slancio, nulla può sostenere il suo urto», scrive Quirico, ricordando la sua esperienza professionale nei paesi dilaniati dal conflitto.
In conclusione ricordiamo a Il Giornale e a Vittorio Feltri che rispettare i principi del codice deontologico in materia di migranti, richiedenti asilo, rifugiati e vittime della tratta, non corrisponde a “buonismo” o all’amore per il “politicamente corretto”. Si tratta di restituire, come prescrive non solo la Carta di Roma ma la norma deontologica fondamentale, “la verità sostanziale dei fatti”. L’articolo di Feltri non è “cattivo” o “buono”, è semplicemente fondato su notizie inesatte. E’ un articolo che inganna i lettori.