«Vanno soccorsi in mare ma poi riportati a casa. In Europa fanno così». Questo il titolo di un articolo pubblicato oggi dal Giornale in cui l’autore afferma che le frontiere di Spagna, Francia e Germania sono chiuse per i migranti non in possesso di documenti regolari, indipendentemente dal fatto che si tratti di una «mamma con bambino appresso o profugo richiedente asilo politico» e auspica che l’Italia segua questo esempio.
Sembrano non essere d’accordo i dati elaborati da Eurostat a fine giugno, i quali vedono la Germania e la Francia al secondo e terzo posto nella classifica dei paesi dove è stato registrato il numero più alto di beneficiari di protezione internazionale (trovate i dettagli qui). Come ripetuto più volte, infatti, è importante non fare confusione tra richiedenti asilo e migranti economici irregolari.
Sotto il profilo giuridico speriamo di fare chiarezza rimandando al regolamento Dublino III, al quale devono attenersi tutti gli stati membri dell’Unione, con la spiegazione articolo per articolo a cura di Asilo in Europa, che mette a disposizione anche le schede relative al sistema d’asilo di alcuni paesi europei.
Ricordiamo anche che la Convenzione relativa allo status dei rifugiati del 1951 e il relativo Protocollo del 1967 sanciscono il principio di non-refoulement (non respingimento): “Nessuno Stato contraente potrà espellere o respingere (“refouler”) – in nessun modo – un rifugiato verso le frontiere dei luoghi ove la sua vita o la sua libertà sarebbero minacciate a causa della sua razza, religione, nazionalità, appartenenza ad una determinata categoria sociale o delle sue opinioni politiche”. Le violazioni di tale principio, purtroppo ancora numerose, non possono essere certo considerate un modello al quale ispirarsi.