Si torna a parlare di accoglienza nei giorni che hanno seguito l’uscita dell’ultimo rapporto Eurostat sulle domande di asilo in Europa nel 2014, il quale rileva la sostanziale crescita delle richieste nel 2014 rispetto all’anno precedente. Un aumento che tocca, in particolare, Germania, Italia, Svezia e Ungheria.
Emerge, tra i tanti articoli e servizi dedicati al tema, la puntata di Presadiretta andata in onda il 22 marzo. Riccardo Iacona va oltre l’analisi dei numeri, offrendo ai lettori un approfondimento sul sistema di accoglienza italiano e arrivando in Libia, Giordania e Iraq, per spiegare questo complesso fenomeno andando al di là dei confini nazionali.
Dal sito di Presadiretta il riassunto della puntata:
Presadiretta ha raccontato gli affari di Salvatore Buzzi e della sua Cooperativa 29 giugno, una delle realtà più importanti della Capitale nell’accoglienza ai rifugiati, con 60 milioni di euro di fatturato all’anno. Un sistema criminale che nei richiedenti asilo ha trovato una ricchissima occasione di guadagno illecito. Lo scandalo del pocket money, i 2 euro e 50 al giorno che spettano ai richiedenti asilo ma non vengono erogati. E la carenza di controlli, mentre negli anni si sono moltiplicati i centri di accoglienza. Le telecamere di Presadiretta sono andate in Sicilia e sono entrate nel Cara di Mineo, il Centro accoglienza richiedenti asilo più grande d’Europa, dove più di 4000 persone fuggite alle guerre nei loro paesi, sono sottoposte ai lunghissimi tempi di attesa per il riconoscimento dello status di rifugiato. Un appalto da 100milioni di euro sul quale stanno indagando ben due procure siciliane. Presadiretta è stata in Libia, incendiata dalla guerra civile e ha raccolto le testimonianze dei trafficanti di esseri umani. E infine ha viaggiato attraverso il dolore dei sopravvissuti nei campi profughi dell’Unhcr in Giordania e in Iraq, per raccontare quella che secondo le Nazioni Unite è la più grave tragedia umanitaria dai tempi della Seconda Guerra Mondiale.
Per guardare la puntata: «Il business dei rifugiati».
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