Sono migliaia i rifugiati bloccati lungo la rotta balcanica, dalla Grecia alla Serbia. A causa delle temperature proibitive alle quali intere famiglie sono esposte, i media tornano a parlare in questi giorni della loro condizione.
«Con l’accordo Ue-Turchia e la chiusura ufficiale della rotta balcanica, l’Unione europea ha deciso di trasformare l’intera regione in una barriera d’accesso, nel tentativo di bloccare l’afflusso di persone in cerca di protezione, che provengono da alcune delle zone di guerra oggi più attive – ha dichiarato Stefano Argenziano, coordinatore dei progetti MSF per la migrazione – In questo momento, alle persone manca del tutto un’assistenza adeguata e questo sta mettendo le loro vite in pericolo. Siamo testimoni delle più crudeli e inumane conseguenze delle politiche europee, usate come strumento per dissuadere e perseguitare persone che stanno solo cercando sicurezza e protezione in Europa».
Sulla Serbia, e in particolare su Belgrado, si concentra l’attenzione dei media: nel paese balcanico oltre 7.500 vivono in campi sovraffollati e in insediamenti informali. Nella sola capitale, dove la temperatura scende fino a meno venti, sono circa 2mila le persone che abitano in palazzi abbandonati; lo racconta Valerio Cataldi per il Tg2 nel servizio a seguire.
«Per mesi la strategia è stata quella di bloccare gli aiuti umanitari per spingere queste persone a trasferirsi nei campi ufficiali. – ha affermato Stephane Moissaing, capo missione di MSF in Serbia, individuando le responsabilità di tale situazione anche nell’azione del governo – Ma i campi sono pieni e già oltre le loro capacità, quindi i migranti non hanno alternative se non dormire in edifici abbandonati, esposti a temperature glaciali».
Il termometro sotto zero, inoltre, non avrebbe impedito alcune settimane fa alle autorità serbe di provare a espellere una famiglia siriana. A raccontare il caso, denunciato dall’organizzazione serba Infopark, è l’Osservatorio Balcani Caucaso. Secondo quanto riportato da Infopark il gruppo di 7 persone, tra le quali un bambino di 2 anni, si sarebbe trovato a bordo di un autobus in direzione della Serbia meridionale per registrarsi – su suggerimento delle stesse autorità – in un campo profughi, quando una pattuglia mista di polizia ed esercito li avrebbe obbligati a scendere dal veicolo, sequestrando loro i documenti e conducendoli nei pressi del confine con la Bulgaria, per poi abbandonarli nel mezzo della notte, a undici gradi sotto lo zero.
«Sappiamo che non si tratta di un caso isolato, ma abbiamo bisogno di prove sostanziali prima di rendere gli altri casi pubblici – ha raccontato all’Osservatorio Balcani Caucaso Nikola Kovačević, del Belgrade Centre for Human Rights (BCHR) – Negli ultimi 15 mesi abbiamo complessivamente tre casi rispetto ai quali disponiamo di prove concrete che vadano oltre le singole testimonianze». Per un approfondimento relativo al caso e l’intervista a Kovačević clicca qui.
#nevica a #Lesbo! Le persone nelle tende rischiano il congelamento.#Europa, smettila di rendere le vite dei #migranti ancora più difficili! pic.twitter.com/3oUDYF66nQ — MediciSenzaFrontiere (@MSF_ITALIA) 9 gennaio 2017
#nevica a #Lesbo! Le persone nelle tende rischiano il congelamento.#Europa, smettila di rendere le vite dei #migranti ancora più difficili! pic.twitter.com/3oUDYF66nQ
— MediciSenzaFrontiere (@MSF_ITALIA) 9 gennaio 2017
La situazione è altrettanto grave in Grecia: anche qui migliaia di persone vivono in campi e in tende, esposte al clima rigido di questi giorni. “Uomini, donne e bambini stanno sopravvivendo in tende ricoperte dalla neve e a temperature sotto zero. Sono letteralmente abbandonati al freddo sulla soglia d’Europa. Che tipo di società tratta le persone in questo modo?” si interroga Amnesty International, che chiede al presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker di “mettere le vite umane al primo posto e far impegnare i governi dei paesi membri dell’Unione a trasferire i rifugiati dalle isole greche ad altri paesi europei”.
Risale a pochi giorni fa anche l’appello dell’Unhcr Grecia, affinché si intensifichino gli sforzi per spostare i richiedenti asilo che si trovano a Lesbo in strutture adatte a ospitare persone nelle attuali condizioni climatiche, a partire da coloro che sono più vulnerabili.
9 mesi dopo accordo UE/Turchia, ecco come le persone vivono in #Grecia, bloccate sulle isole,nelle tende sotto la #neve. Ripari veri subito! pic.twitter.com/F7ZrekQgQk — MediciSenzaFrontiere (@MSF_ITALIA) 9 gennaio 2017
9 mesi dopo accordo UE/Turchia, ecco come le persone vivono in #Grecia, bloccate sulle isole,nelle tende sotto la #neve. Ripari veri subito! pic.twitter.com/F7ZrekQgQk
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