Di Alessandro Lanni (@alessandrolanni)
Quanti sono i rifugiati? Quante le domande d’asilo in Italia? Il loro numero è in aumento o in diminuzione in questi mesi? Qual è la rotta che seguono e in quali porti italiani arrivano? Quanti sono gli stranieri e da dove provengono?
Abbiamo raccolto alcuni dei dati più significativi per mettere a fuoco in maniera più chiara possibile di cosa parliamo quando parliamo di immigrazione nel nostro paese.
La rotta che attraversa il Mediterraneo in direzione dell’Italia – la cosiddetta “rotta centrale” – si è dimostrata anche nel 2017 di gran lunga la più mortale al mondo. Fino a oggi (26 ottobre) sono 2604 tra morti e dispersi in questo tratto di mare (a fine 2016 erano 4581).
L’arte delle previsioni è molto difficile con fenomeni come le migrazioni. Qualche mese fa qualche giornale annunciava che a fine anno sarebbero stati 250mila gli arrivi di migranti, alimentando così il fuoco degli “imprenditori politici della paura”, in un circolo viziato tra media e politica alla ricerca dell’ansia diffusa e di facile consenso.
Per ora, a fine ottobre 2017, siamo a meno della metà rispetto a quelli ipotizzati. Certo, l’accordo del governo italiano per il “filtro” esercitato dalla Libia ha fatto retrocedere la “questione migranti” dalla frontiera italiana ai campi in Africa dove migliaia di persone sono vittime di violenze quotidiane come certificano ormai numerose inchieste giornalistiche e di Ong.
Alcuni, in queste settimane, ricordano come nel 2010 gli arrivi dall’Africa fossero pochissimi grazie alle scelte dell’allora ministro dell’Interno Roberto Maroni. Scelte – i cosiddetti respingimenti – che hanno fatto condannare l’Italia dalla Corte europea dei diritti dell’uomo.
Malgrado sia la più visibile sui media di casa nostra e non solo, non è Lampedusa il porto principale per gli arrivi di migranti e rifugiati in Italia. Come è naturale per ragioni geografiche – e di diritto in mare – la stragrande maggioranza dei casi coinvolge e regioni meridionali malgrado siano stati registrati negli ultimi anni arrivi anche nell’alto Adriatico e Tirreno.
Nel 2017, il primo porto è stato quello di Catania (15144 gli sbarchi nel 2017), seguito da quello di Augusta, di Pozzallo e di Lampedusa. Primo dei porti non siciliani è Reggio Calabria.
Malgrado un calo complessivo delle domande d’asilo in Ue nei primi sei mesi del 2017, l’Italia guida con +28% nel secondo semestre la lista dei (pochi) paesi con una crescita delle richieste di protezione internazionale. Una percentuale, quella italiana, che tuttavia è in costante calo nel corso dell’anno (-7 tra il primo e il secondo trimestre). L’Italia riconosce in prima istanza la protezione (ovvero asilo, protezione umanitaria e sussidiaria) a circa il 40% dei richiedenti.
La relocation non ha funzionato. Il meccanismo ideato nel settembre 2015 come strumento di solidarietà europea non ha avuto l’effetto sperato. Il saldo della relocation dall’Italia – come d’altra parte quello dalla Grecia – è negativo. Dei circa 35mila richiedenti asilo che avrebbero dovuto lasciare il nostro paese con destinazione in uno dei paesi membri Ue solo circa 10mila hanno raggiunto il paese assegnato.
Nel 2015 i lavoratori stranieri hanno prodotto circa 131 miliardi di euro, che corrisponde all’8,9% del Prodotto interno lordo italiano. I contributi previdenziali versati dagli occupati stranieri – secondo i dati elaborati dalla Fondazione Leone Moressa – è di 11,5 miliardi pari al 5,2% complessivo.
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