Il segretario generale dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (Ocse) e l’alto commissario dell’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr), in occasione di una conferenza congiunta sull’integrazione dei beneficiari di protezione internazionale tenutasi oggi a Parigi, hanno invitato i governi ad aumentare i loro sforzi per aiutare i rifugiati a integrarsi e contribuire alle società e alle economie europee.
Nel 2015, oltre 1 milione di persone hanno attraversato il Mediterraneo per cercare protezione internazionale in Europa. In totale, circa 1,5 milioni di persone hanno presentato domanda di asilo nei paesi Ocse nel corso del 2015. Si tratta del numero più alto mai raggiunto, pari a quasi il doppio delle domande registrate nel 2014. Allo stesso tempo, è necessario considerare che i richiedenti asilo rappresentano solo lo 0,1% della popolazione totale dell’OCSE e meno dello 0,3% della popolazione totale dell’Unione Europea.
Unhcr e Ocse hanno sottolineato non solo l’imperativo morale, ma anche i benefici economici che derivano dall’aiutare i milioni di rifugiati che vivono nei paesi Ocse a sviluppare le competenze necessarie per lavorare in modo produttivo e sicuro in futuro.
«Lontano dal rappresentare un problema, i rifugiati possono e devono essere parte della soluzione a molte delle sfide che le nostre società si trovano ad affrontare», ha dichiarato il segretario generale dell’OCse, Angel Gurría durante la conferenza congiunta di Parigi. «Portano speranza: la speranza di una vita migliore e di un futuro migliore per i propri figli e per i nostri. Per realizzare questo potenziale, è necessario un investimento deciso ed immediato per aiutare i rifugiati a stabilirsi, adattarsi e sviluppare le proprie competenze. Si tratta di un compito difficile e costoso nel breve termine, ma con alti benefici per tutti nel medio-lungo termine», ha dichiarato. «La nostra analisi dimostra che una migrazione ben gestita può portare vantaggi alle economie e alle società dei paesi Ocse, ma questo dipenderà in gran parte dalla capacità di progettare e realizzare efficaci misure di integrazione. Prima i rifugiati ottengono il sostegno necessario, migliori saranno le loro prospettive di integrazione», ha aggiunto Angel Gurría.
«L’integrazione è un processo dinamico e reciproco, che richiede sforzi notevoli sia da parte dell’individuo che da parte della società d’accoglienza» ha dichiarato l’alto commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati Filippo Grandi. «Per svolgere un ruolo attivo nella vita sociale, economica e culturale del paese ospitante, i rifugiati hanno bisogno di avere gli stessi diritti ed opportunità di chi li accoglie. Gli Stati hanno un ruolo importante in questo processo, poiché assicurando che i rifugiati ricevano servizi adeguati e siano ricevuti da comunità accoglienti, permettono loro di essere parte positiva e attiva del processo di integrazione».
Oggi, l’OCSE ha inoltre pubblicato il rapporto «Making Integration Work: Refugees and others in need of protection», che fornisce i principali insegnamenti che derivano dall’esperienza dei paesi OCSE nel favorire l’integrazione dei rifugiati. Il rapporto mette in evidenza numerose buone pratiche per affrontare i principali ostacoli e sostenere un’integrazione a lungo termine dei rifugiati e dei loro figli. Nel rapporto viene sottolineata l’importanza di un intervento tempestivo, che preveda l’accesso ai corsi di lingua, ai programmi di lavoro e a servizi di integrazione nel più breve tempo possibile, anche per i richiedenti asilo che hanno elevate prospettive di rimanere nel territorio. Si sottolinea inoltre la necessità di aiutare i migranti a stabilirsi dove c’è lavoro e non necessariamente dove le abitazioni sono più convenienti. Il rapporto evidenzia inoltre la necessità di adeguare i programmi di integrazione per riflettere la diversità di competenze dei migranti e tenere in considerazione le specifiche esigenze dei rifugiati.
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