di Associazione Carta di Roma e UNAR
Se il ritorno alla normalità comprende anche la normalità del luogo comune e del pregiudizio, allora forse dovremmo pensarci su un attimo. Nel racconto di Francesco Merlo per la Repubblica di oggi emerge una rappresentazione dettagliata dello stereotipo antizigano. Due donne sull’autobus, le chiama zingare, il termine dispregiativo (che fa il paio con clandestino) che accompagna un ritratto ostile che sorprende all’interno di quella “Sinfonia della vita che riparte” annunciata nel titolo.
Ha ragione il direttore dell’Unar Triantafillos Loukarelis, che nella lettera inviata oggi a la Repubblica a commento di quelle parole e che riproponiamo qui, ha scritto che “per rom e sinti, il disprezzo è un evergreen che secoli di avanzamento culturale e civile non hanno scalfito”.
Qualcuno diceva che ci saremmo risvegliati migliori dalla pandemia, invece siamo ancora fermi nella rappresentazione del mondo che le paure non le racconta ma le evoca, le stimola e gli dà la stessa forma di sempre.
Il testo integrale della lettera dell’Unar per la Repubblica
Buongiorno,
dispiace che un giornalista, scrittore e uomo di cultura riconosciuto come Francesco Merlo utilizzi ancora la parola “zingara” che speravamo fosse ormai relegata solo a termine dispregiativo utilizzato dal linguaggio dell’odio in rete. Oltretutto, parla di queste donne rom privandole di ogni tipo di clemenza, cosa che invece regala un po’ a tutti i personaggi che lui dipinge nell’articolo. Le descrive con termini tutti dispregiativi che riprendono anche una vasta gamma di stereotipi: vecchia, grassa, con il dente d’oro, abiti lerci, “nessuno le vuole vicino”, occupanti in due di quattro posti anche dove è vietato sedersi. Sarebbe stato ancora più efficace descrivere i loro occhi che puntano le borse delle signore o addirittura le madri che stringono i loro bambini per evitare che glieli portino via.
Vedete, è triste verificare ogni volta che gli stereotipi e i pregiudizi che sono l’anticamera delle discriminazioni vengano risparmiati, anche dal mondo progressista, a tutti i gruppi vulnerabili ma mai ai rom e ai sinti. Per loro il disprezzo è un evergreen che secoli di avanzamento culturale e civile non hanno purtroppo scalfito.
Triantafillos Loukarelis –DirettoreUfficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali
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