Un caso di cronaca nera in cui la stampa ebbe un gran peso. Dopo più di tre anni arriva a una conclusione
Da Cronache di ordinario razzismo
Sei condanne e pene aumentate con l’aggravante dell’ “odio razziale”. Si chiude così il processo a carico delle persone accusate di aver appiccato il fuoco al campo rom delle Vallette, Torino. Una vicenda che risale al dicembre 2011: una ragazza di sedici anni denunciò di essere stata violentata da due cittadini rom mentre tornava verso casa. La notizia fu smentita la sera stessa: non si era consumata, fortunatamente, alcuna violenza. Ma i media nazionali e locali, a indagini ancora in corso, avevano diffuso la notizia dandola per certa, fornendo anche, incredibilmente, alcuni particolari della violenza. Lo sbilanciamento dei quotidiani verso un forte sensazionalismo, colpevole di soffocare l’informazione corretta, fu talmente forte che La Stampa si scusò per un titolo che lo stesso caporedattore della cronaca di Torino Guido Tiberga definì “razzista”. Nessun altro quotidiano fece altrettanto (per info vedi qui).
L’allarmismo mediatico giocò un ruolo importante nel fomentare l’odio contro i rom, tutti, indiscriminatamente: alla notizia della violenza, i residenti del quartiere organizzarono una fiaccolata, da cui si staccarono una cinquantina di persone che, incappucciate, fecero irruzione nel “campo”, incendiando e distruggendo roulotte e strutture, lanciando bombe carta e facendo scappare gli abitanti, i cui beni si persero completamente nel rogo. Le indagini della procura di Torino portarono al rinvio a giudizio di sette persone, imputate di incendio, resistenza a pubblico ufficiale e ostacolo ai soccorsi.
Oggi, a distanza di quattro anni, il tribunale di Torino ha condannato sei persone, con pene che vanno dai tre anni ai tre anni e mezzo. Un solo assolto. La giudice Paola Trovati ha confermato l’aggravante dell’ “odio razziale” ipotizzata dalla pm Laura Longo, e stabilito pene più severe rispetto a quanto richiesto dalla Procura. Gli imputati sono stati inoltre condannati al risarcimento tra i 15 mila euro di provvisionale (per le persone offese) e i 3mila euro (per le associazioni costituitesi parte civile).