Dall’inizio nel 2011 del conflitto in Siria, che secondo l’Alto commissariato Onu per i Rifugiati sta causando una delle crisi umanitarie più gravi degli ultimi dieci anni, l’Europa ha dato asilo a 123.600 siriani.
Negli ultimi giorni migliaia di persone in cerca di protezione internazionale hanno raggiunto le nostre coste: ancora una volta alcune testate li hanno chiamati clandestini, qualcuno li ha definiti persino invasori. Termini scorretti, lontani dalla realtà, così come l’idea diffusa che l’Italia sia il paese europeo ad affrontare la maggiore pressione.
Per fare chiarezza sulla situazione dei rifugiati siriani, l’UNHCR ha pubblicato un rapporto (Syrian Refugees in Europe, luglio 2014) che fornisce numeri e informazioni sull’accoglienza dentro e fuori i confini Europei.
Questa è la frase scelta da UNHCR per la copertina del rapporto, un antico proverbio siriano. Dal 2011 oltre due milioni e 800mila rifugiati sono stati registrati o attendono di esserlo in Egitto, Iraq, Giordania, Libano e Turchia; mentre circa sei milioni e mezzo di sfollati si trovano ancora sul territorio siriano. 800mila profughi, inoltre, hanno ottenuto permessi temporanei in Turchia.
Un’altra parte di richiedenti asilo siriani, tuttavia, cerca la salvezza al di là dei paesi più prossimi: sono i 123mila arrivati in Europa. Nel 2013 la Siria è diventato il primi paese di provenienza dei richiedenti asilo nell’Unione, con un aumento rispetto al 2012 del 126%. Il 30% dei rifugiati era rappresentato da bambini e il 44% da giovani tra i 18 e i 34 anni. Nel 30% dei casi si trattava di donne. Nonostante il numero di richiedenti asilo che raggiungono l’Europa sia aumentato, la percentuale che essi rappresentano resta bassa: solo il 4% dei profughi siriani ha chiesto protezione in un paese europeo.
In questi tre anni solo cinque paesi europei hanno ricevuto un numero di richieste di asilo da parte dei siriani superiore a cinquemila: Svezia e Germania sono seguire da Bulgaria, Svizzera e Paesi Bassi. Sebbene il numero di richieste sia aumentato in molti stati, sono pochi quelli in cui continuano a concentrarsi: Svezia e Germania da sole hanno preso in carico il 56% delle richieste arrivate dal 2011. L’Italia non appare neppure nell’elenco dei paesi dove è stato registrato un maggior aumento di richieste d’asilo (Bulgaria, Svizzera, Romania, Danimarca, Austria, Ungheria, Cipro);questa stima tuttavia tiene conto anche delle domande d’asilo dei siriani che già si trovavano in questi paesi.
Nel 2013 la protezione internazionale è stata garantita in una percentuale che si attesta tra il 90% e il 100% dei casi nella maggior parte degli stati membri dell’Unione europea (qui trovate i dati Eurostat aggiornati a giugno); la forma più diffusa è quella di protezione sussidiaria. L’UNHCR ha apprezzato l’atteggiamento di alcuni paesi, tra i quali anche l’Italia, che in molti casi hanno preferito garantire ai siriani lo status di rifugiato, invece delle altre forme di protezione.
Infine, sottoposti a un’intensa pressione sono i paesi confinanti con i territori più vicini alla Siria, al confine con la Turchia o posizionati nel Mediterraneo orientale: per facilitare i transiti in queste aree, le Nazioni Unite raccomandano di istituire un sistema di riconoscimento veloce per i profughi che scappano dalla Siria e vogliono chiedere protezione in Europa. Quando qualcuno fugge da guerra e persecuzione, ottenere i documenti regolari non solo non è quasi mai possibile, ma non rappresenta neppure una priorità di fronte all’urgenza di portare al riparo dalla violenza e dalla morte sé stessi e i propri cari; nonostante questo ben 11 paesi nell’area Schengen ancora chiedono il visto di transito ai siriani.
Il numero di persone che hanno scelto di fuggire attraverso il Mediterraneo è cresciuto nel 2013 e, secondo le stime di UNHCR, continuerà a crescere, come già sta facendo, nel 2014. Nel 2013 sono arrivati in questo modo quasi 60mila rifugiati, tre volte la cifra registrata l’anno precedente. I rifugiati partono da Libia, Egitto e Turchia.
L’Alto commissariato per i Rifugiati stima nel suo rapporto che nel 2013 abbiano perso la vita in mare almeno 600 persone, mentre dall’inizio del 2014 il bilancio di morti e dispersi, sempre approssimativo, è di 350.
In Italia la Siria rappresenta ora il paese d’origine dal quale giungono la maggior parte dei richiedenti asilo via mare (il 26%): 11.307 nel 2013, tra siriani e palestinesi provenienti dalla Siria. Circa 3600 erano bambini, dei quali 1224 minori non accompagnati. Nel 2014 gli arrivi sono aumentati: nei primi sei mesi hanno raggiunto l’Italia 60mila migranti attraversando il Mediterraneo, di cui circa il 16% dalla Siria. Questo incisivo aumento continua a sottoporre a una forte pressione sul sistema di accoglienza italiano che, inevitabilmente, è andato via via peggiorando: i centri di accoglienza sono sovraffollati e i richiedenti asilo sono lasciati in condizioni inadeguate per lunghi periodi. Nonostante le migliaia di centri aperti per far fronte alla situazione, gli standard continuano a restare bassi.
Anche nella porzione di mare tra Grecia e Turchia il flusso è aumentato nel 2013; le forze dell’ordine elleniche hanno rilevato un incremento del 213%. Nello stesso periodo solo la Spagna ha osservato una diminuzione.
Per concludere, ecco un estratto tradotto del rapporto, la storia di una famiglia siriana soccorsa da Mare Nostrum in aprile, scritta da Iosto Ibba.
«In una notte dello scorso aprile Mahmoud e le sue due figlie, Rose e Jasmine, sono sbarcati dalla San Giusto, una nave della Marina militare italiana (usata nell’ambito dell’operazione Mare Nostrum, ndr) che li aveva appena salvati dall’instabile barca sulla quale erano saliti a Tripoli. Una disavventura, ma per questa piccola famiglia siriana solo una delle tante.
Quando la violenza crebbe e molte persone lasciarono Damasco, loro restarono; la moglie di Mahmoud era riluttante a lasciare la loro casa a Yarmouk. Fu la mancanza di cibo, alla fine, a forzarli a pianificare la partenza. “Lì stavamo morendo di fame”, racconta l’uomo. Poco dopo sua moglie fu uccisa durante un bombardamento e Mahmoud realizzò che non c’era più nessun dubbio sulla loro vicina dipartita. “Avevo appena perso una delle persone più importanti della mia vita e non potevo esporre allo stesso rischio le altre due, le mie figlie”.
Durante i quattro mesi successivi hanno attraversato cinque frontiere. Dal Libano, dove si sono assicurati i visti, sono volati in Algeria. Da lì un trafficante li ha condotti in Tunisia a bordo di un camion, promettendo di metterli su una barca per l’Europa, ma finendo per scappare con il denaro. Bloccati per oltre tre mesi hanno sofferto la fame e la sete, ma la minaccia della violenza li ha spinti a prendere un altro aereo, questa volta fino in Libia.
Oggi, al sicuro in una prima area di accoglienza gestita dalle autorità italiane, Mahmoud si sente rincuorato. Guarda Rose e Jasmine giocare nel cortile del porto con gli altri bambini. “Non so ancora cosa faremo dopo, voglio raggiungere i paesi del Nord, forse la Svezia”, dice. “Ora la mia unica priorità è vederle sorridere ancora, garantire loro un’educazione e un futuro”».
Potete consultare il rapporto qui (in inglese): RIFUGIATI SIRIANI IN EUROPA
*La foto usata nella slide ritrae il trasferimento, nell’ambito di Mare Nostrum, di 186 migranti, in parte siriani, dalla nave Grecale alla più grande San Giusto. ©UNHCR/A.D’Amato
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