L’incontro per presentare i dati sulla situazione dell’accoglienza in Italia si è tenuto oggi, 8 novembre, nella sede centrale dell’Anci (associazione nazionale comuni italiani) di Roma. Veronica Nicotra, segretario generale dell’Anci, ha chiesto di aprire con un minuto di silenzio in ricordo delle vittime del naufragio a Salerno del 5 novembre.
Nel rapporto sulla protezione internazionale «il tema dell’accoglienza rimane di grande attualità – afferma Nicotra – e questo lavoro consente di avere una fotografia sulla situazione nel 2016 e di condurre un’analisi che metta insieme il lavoro di diversi attori impegnati su questo versante».
Leonardo Domenici, presidente della fondazione Anci Cittalia, ha presentato i numeri di sintesi di questo lavoro che per la prima volta comprende un focus dedicato alla situazione europea, considerato il momento storico attuale, e parte dal contesto italiano fino a fornire una panoramica a livello globale. E proprio i dati relativi al mondo vedono 65 milioni di persone che vivono una situazione di migrazione forzata dal proprio paese, il 51% sono minori stranieri non accompagnati. I paesi maggiormente interessati sono Siria, Afghanistan e Sud Sudan. Chi migra da questi territori vorrebbe rifugiarsi in Germania o Stati Uniti ma di fatto il paese in cui si trovano più spesso a rimanere per diverso tempo è la Turchia.
In Europa si registrano 1 milione e 300 mila domande, 565.000 sono quelle esaminate. C’è un esito positivo nel 48% dei casi, il 13 % in meno rispetto al primo semestre 2016. Se è riconfermato il dato dei paesi che accolgono, a partire dalla Germania ma anche da Francia, Paesi Bassi, Svezia e Finlandia è bene rilevare anche quelli che meno rispetto agli altri non si sono relazionati con un fenomeno strutturale che riguarda tutto il continente: Slovenia, Austria, Repubblica Ceca, Polonia e Ungheria.
Nel 2016, evidenzia il rapporto, 162 mila dei 181.436 migranti sbarcati sulle coste italiane erano partiti dalla Libia. Al 30 ottobre 2017 il numero degli sbarchi segna quota 111.302 ovvero il 30% in meno rispetto allo stesso periodo del 2016. A differenza di quanto sottolineato per le provenienze globali, in Italia gli sbarchi coinvolgono per la maggior parte nigeriani, bengalesi e guineani. Altra caratteristica tutta italiana è l’aumento delle domande di protezione internazionale a fronte del calo a livello europeo.
Le domande presentate nel 2017 sono state 91.000, soprattutto a Milano, Bologna e Roma. 41.000 quelle esaminate.
Le persone nel sistema di accoglienza italiano sono state 188.000 nel 2016, mentre fino a luglio 2017 quelle registrate sono state 205.000. Complessivamente la maggior parte dei migranti risulta ospitata nelle strutture di accoglienza di Lombardia, Lazio, Sicilia e Piemonte. Gli incrementi maggiori si registrano in Veneto, Toscana e Trentino –Alto Adige.
I numeri dell’accoglienza sono quelli diffusi dalla rete dei progetti Sprar – Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati che coinvolge 3.200 comuni su 7.768.
Stephane Jaquemet, delegato Unhcr per il Sud Europa ha sottolineato che l’84% dei 66 milioni di persone costrette a fuggire da conflitti e persecuzioni si trova in paesi a basso o medio reddito e 9 dei primi 10 paesi di accoglienza si trovano in via di sviluppo con l’eccezione della Germania. «Significa – precisa il delegato – che non c’è una situazione di crisi rifugiati in Europa nonostante alcune difficoltà dei paesi come l’Italia che si trovano coinvolti in prima linea. La vera emergenza si trova in altri paesi, un caso per tutti – conclude Jaquement – quello dell’ Uganda che sta accogliendo la maggior parte dei migranti provenienti dal Sud Sudan».
Mario Morcone, capo di Gabinetto del Ministro dell’Interno, invece sposta l’attenzione sulla Libia, sottolineando che, a differenza di quanto precedentemente avvenuto, in questo momento si parla molto della questione delle carceri libiche. «Su questo argomento – ha precisato Morcone abbiamo insistito molto affinché da sempre fossero presenti in Libia le grandi organizzazioni come Unhcr e Oim, per garantire condizioni dignitose di accoglienza. Abbiamo chiamato anche e le Ong in un quadro di grande rischio perché effettivamente riteniamo necessario esser lì per garantire i diritti e allo stesso tempo la ripresa generale del paese».
La collaborazione Ministero e Anci è diventata strategica e lo ha sottolineato anche Matteo Biffoni– delegato Anci all’immigrazione.«La presenza in prima fila degli enti locali con lo Sprar è uno sforzo costante per le nostre comunità » ha detto Biffoni che ha parlato anche di «come l’accoglienza diffusa sia l’unica strada per gestire sui territori gli arrivi dei richiedenti asilo e della vicinanza ai sindaci per risolvere le criticità ».
Il delegato Anci ha, inoltre lanciato un appello anche a chi si occupa di comunicare il fenomeno migratorio: «è necessario raccontare tutto in modo esaustivo, i numeri, i progetti e certamente anche gli errori per far sì che ci si possa formare in seguito una opinione. Prima di tutto però bisogna togliere il tema dal “supermercato” della propaganda, evitare in tal senso di fare polemica senza soffermarsi invece sui dati reali e su cosa si stia facendo concretamente. Crescono i posti Sprar – conclude Biffoni – aumenta il numero dei comuni aderenti e il Ministero ha varato un nuovo piano di ripartizione dando risposte alle richieste dei territori».
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