«Il taglio dei fondi a Radio Radicale, che ne provocherà la chiusura e la perdita di posti di lavoro, dimostra chiaramente quale sia l’approccio del governo nei confronti dell’informazione. L’obiettivo è eliminare il numero più alto possibile di voci per ammazzare il pluralismo», rilevano sindacato e Ordine. Appuntamento alle 11 in via Veneto, angolo via Molise, a Roma
A cura di Fnsi
Il taglio dei fondi a Radio Radicale, che ne provocherà la chiusura e la perdita di posti di lavoro, dimostra chiaramente quale sia l’approccio del governo nei confronti dell’informazione. L’obiettivo è eliminare il numero più alto possibile di voci per ammazzare il pluralismo. Nel frattempo si impugna la bandiera della lotta al precariato, ma solo come arma di distrazione di massa.
Contro la mistificazione e la propaganda messa in atto dal Movimento 5 Stelle, Federazione nazionale della Stampa italiana e Ordine dei giornalisti si riuniranno in assemblea pubblica il prossimo 10 dicembre, alle 11, davanti al ministero dello Sviluppo Economico, in via Veneto (angolo via Molise), a Roma.
A poche settimane dai flash mob ‘Giù le mani dall’informazione’, che hanno mobilitato centinaia di giornalisti e tanta gente comune in tutta Italia, sindacato e Ordine tornano in piazza per sensibilizzare le istituzioni sulla necessità di una informazione davvero libera e indipendente, dagli attacchi della politica e dalle condizioni sempre più penalizzanti del mercato del lavoro giornalistico.
«Il ministro Di Maio ha convocato Fnsi e Cnog per il 10 dicembre e noi il 10 dicembre saremo davanti al suo ministero. Il tavolo sull’equo compenso, così come concepito dal ministro, è un chiaro tentativo di strumentalizzazione della parte più debole della categoria e di delegittimazione degli organismi collettivi dei giornalisti», rilevano sindacato e Ordine.
«Dopo aver insultato pesantemente l’intera categoria e auspicato la chiusura di alcuni giornali – proseguono –, Di Maio, oltre a non aver mai chiesto scusa, pensa di poter cavalcare il tema del precariato, dimenticando che il suo governo sta lavorando a un provvedimento, il taglio del fondo per l’editoria, che farà crescere ulteriormente il numero dei precari. Inoltre crede, sbagliando, di poter umiliare gli organismi della categoria chiamando al tavolo non meglio identificate libere associazioni di precari».