“Si tratta di una indebita compressione dei diritti di Gabriele Del Grande, che non trova fondamento nella disciplina speciale introdotta dallo stato di emergenza in vigore nel Paese”, così Asgi, Giuristi Democratici, Legal Team Italia e Antigone commentano la detenzione del giornalista italiano nella Turchia meridionale, arrestato il 9 aprile mentre intervistava rifugiati siriani nell’ambito del suo prossimo progetto editoriale, “Un partigiano mi disse”.
“Se è vero che la Turchia, sulla base degli artt. 15 e 120 della propria Costituzione e secondo quanto previsto dall’art. 15 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, ha sospeso molti diritti e libertà fondamentali, tra le quali la libertà di circolazione e il diritto di difesa, tale compressione temporanea delle libertà fondamentali garantite dalla Cedu può avvenire solo nella stretta misura in cui la specifica situazione lo richieda, e solo ove prevista dai decreti emergenziali – spiegano le organizzazioni – Non è questo il caso di specie, perché Del Grande non si trova in uno stato di fermo ma di semplice detenzione amministrativa e per tale ragione, nemmeno per effetto della dichiarazione di stato di emergenza, può essergli impedita la nomina e un colloquio con un avvocato di fiducia, nonché, tanto meno, l’assistenza delle autorità consolari, secondo quanto previsto dalla Convenzione di Vienna”. Proprio stamattina è previsto il primo incontro di Del Grande con un legale e con le autorità consolari, alle quali finora è stato impedito l’accesso al centro di detenzione: un passo importante verso una risoluzione, che dopo 12 giorni di trattenimento è quanto mai urgente. Al giornalista è stata concessa un’unica telefonata alla famiglia, oltre una settimana dopo l’arresto, durante la quale ha annunciato di entrare in sciopero della fame. La famiglia di Del Grande è supportata in Italia dall’avvocato Alessandra Ballerini, impegnata anche sul caso Regeni.
“Chiediamo che senza alcuna condizione Gabriele Del Grande possa al più presto tornare in Italia e continuare il suo prezioso e coraggioso lavoro. Un scrittore, un giornalista, un documentarista, dovunque egli si trovi, non può e non deve essere privato della sua libertà personale per il suo lavoro – affermano le organizzazioni – Il prolungato trattenimento di Gabriele, anche in stato di isolamento, gli interrogatori cui è stato ripetutamente e indebitamente sottoposto, il sequestro del suo telefono e dei suoi beni, dimostrano ancora una volta la drammatica situazione dei diritti umani in Turchia”.
E concludono: “Difendere oggi Gabriele Del Grande è anche difendere le centinaia di persone silenziosamente perseguitate ogni giorno. Denunciamo il Governo e le Autorità turche per le ripetute violazioni dei diritti umani di uomini, donne, bambini, in ogni angolo del Paese, ed oggi anche di Gabriele Del Grande”.
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