A cura di Ahmad Rafat per Articolo21.org
Si sono svolte nei giorni 29 e 30 maggio prime udienze dei processi contro le due giornaliste iraniane, Elahe Mohammadi e Niloufar Hamedi. I due dallo scorso 29 maggio sono iscritte all’Articolo 21. Processi a porte chiuse, dove nemmeno i legali delle due colleghe hanno potute prendere la parola. Fuori dall’edificio che ospita la Sezione 15 del Tribunale della Rivoluzione di Teheran, oltre ai familiari delle due giornaliste, molti loro colleghi.
Il processo è all’inizio, ma viste le false accuse rivolte a Elahe e Niloufar, e chi è il presidente di questa sezione, Abolghasem Salavati, noto per emettere condanne a morte o lunghi periodi di detenzione, sono molti i timori per il verdetto. Gli avvocati delle due giornaliste hanno potuto incontrale per la prima volta dopo circa 9 mesi di reclusione, solo 24 ore prima del processo. Gli avvocati hanno dichiarato che il processo dovrebbe tenersi in un tribunale penale ordinario, con la presenza di una giuria popolare, come stabilita dalle leggi della stessa Repubblica Islamica.
Per evitare dure condanne per l’unico “reato” commesso dalle colleghe cioè informare il pubblico su richiesta dei direttori delle testate per le quali lavoravano, è necessario una vasta campagna internazionale per il loro rilascio immediato.
Niloufar Hamerdi ha pubblicato per prima la notizia del ricovero e della morte in ospedale, tre giorni dopo, della ragazza curda Mahsa (Jina) Amini, arrestata a Teheran per non rispettare in pieno la legge che impone il velo alle donne iraniane. Elahe Mohammadi invece ha pubblicato un reportage sulla cerimonia di sepoltura della giovane donna nel cimitero di Sagghez nella regione curda iraniana.
In questo quadro la decisione di Articolo21 di considerare Elahe e Niloufar quali suoi membri onorari è un atto dovuto e molto importante. Anche l’annuncio di Vittorio Di Trapani, presidente del FNSI, che nei prossimi giorni il sindacato dei giornalisti italiani si terra’ una conferenza stampa sul caso di queste due giornaliste è di grande importanza.
La Repubblica Islamica secondo l’ultimo rapporto annuale di Giornalisti Senza Frontiera è collocata al 177 esimo posto per quanto riguarda la libertà d’informazione su un totale di 180 paesi. Attualmente oltre 10 giornalisti sono in carcere ed altri 42 liberi su cauzione in attesa di giudizio
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