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Non sono state bruciate “tre rom”, ma tre bambine

 

Intorno al caso di cronaca che, a Roma, ha visto morire in un incendio doloso tre sorelle, il richiamo al rispetto e alla responsabilità rivolto ai media

Rilanciamo questo tweet pubblicato da Giuseppe Giulietti, presidente della Federazione nazionale stampa italiana, il quale ci ricorda quale dovrebbe essere l’atteggiamento tenuto dai media nel seguire gli sviluppi di un evento di cronaca come quello del rogo doloso che ha condotto alla morte di tre sorelle di 20, 8 e 4 anni nella periferia romana.

“Dopo la tragica morte delle tre sorelline rom nel rogo del camper di Centocelle, a Roma, abbiamo assistito ieri ad un vero e proprio impazzimento mediatico – ha scritto l’11 maggio in una nota l’associazione 21 luglio La trottola di giornalisti e commentatori è partita in un moto incontrollato e incontrollabile. Il Paese si è spaccato per l’ennesima volta in fascisti e antifascisti, amici dei rom e intolleranti; vecchie bandiere ideologiche sono state rispolverate in nome dell’antirazzismo e della tolleranza. Cortei sono stati organizzati nella città e lunghi editoriali accompagnano le prime pagine dei quotidiani odierni. La prematura vittimizzazione della famiglia coinvolta nel rogo si è trasformata, in un processo di schizofrenia mediatica, nella loro successiva criminalizzazione. Il tutto all’interno di in una vicenda dalla fortissima carica emotiva dove nessuno spazio ha trovato la riflessione lucida e pacata“.

L’associazione, spiegando di aver scelto di fronte alla tragedia lo stesso silenzio che si augura accompagnerà il lavoro di inchiesta delle autorità, conclude con una considerazione: “Le tre vittime innocenti non meritano questo caotico seguito e ogni commento non ha significato se svuotato della verità sull’accaduto“.

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