Un giornale scritto dai rifugiati: ispirati dall’esperimento di Libération di qualche mese fa, le redazioni di Riforma – L’Eco e di Radio Beckwith hanno scelto di coinvolgere rifugiati e richiedenti asilo del territorio nella redazione del numero di giugno L’eco delle Valli Valdesi, supplemento del settimanale Riforma.
“Ci siamo” è il titolo dello speciale, tradotto in copertina nelle lingue di provenienza degli autori: “Intollmejan”, “Man rea tina”, “En séla” e altre ancora. Caratteri diversi per raccontare la propria storia riaffermando attraverso di essa l’esistenza e l’identità. Siria, Congo, Niger, Gambia e Nigeria sono alcuni dei paesi di origine dei giornalisti rifugiati e richiedenti asilo coinvolti, in tutto una ventina. Sotto la guida dei giornalisti i rifugiati hanno parlato della loro esperienza: “Ci hanno raccontato dei problemi che hanno incontrato in Italia, ma anche della buona accoglienza. E soprattutto della difficoltà a lasciare la propria terra” è quanto scrive Nev.it
Mentre nel caso di Libération l’obiettivo era quello di realizzare uno speciale che fosse scritto dai rifugiati, ma non sui rifugiati, in questo caso lo scopo è quello di raccontare la condizione delle persone seguite dalla Diaconia valdese (di Pinerolo, valli Chisone, Pellice e Susa) e di coloro che sono arrivati attraverso i corridoi umanitari.
Gli articoli affrontano diversi argomenti, dall’attualità alla cultura, passando dalla storia del viaggio intrapreso per arrivare in Italia. Raccontano Duaa Shalgeen e Hadi Bazallah: «A chi nasce siriano e desidera essere libero, la vita implica lo studio di due materie: la chimica e la geografia. Non intendiamo la chimica di ‘Marie Curie’, ‘Bohr’ o ‘Lavoisier’, ma parliamo di una vera conoscenza dei missili con testate chimiche lanciati con violenza e brutalità sui bambini e sui civili siriani. Per geografia invece intendiamo la conoscenza dei campi profughi con condizioni difficili e la conoscenza di tutte le strade che portano in Europa».
Una meta, quella europea, che a volte riserva delle sorprese inaspettate, e che un po’ spaventano, come quella dell’inverno raccontata da Kone Mamourou: «La difficoltà legata alla differenza di clima. In Italia due stagioni ci segnano di più: l’estate e, soprattutto l’inverno – ma prosegue – A volte ci chiediamo se un giorno ce l a faremo mai ad abituarci a questo clima. Allo stesso tempo alcune giornata di neve in inverno ci procurano una certa gioia, siamo affascinati, è una cosa straordinaria vedere la neve».
L’infografica che chiude il dossier al quale hanno lavorato rifugiati e migranti fornisce un quadro statistico dell’accoglienza sul territorio, che va da Giaveno con 79 persone accolte fino a Mattie con 2 persone. Nessuno è tralasciato, le storie di tutti, anche se attraverso un numero, sono raccontate e trovano spazio.
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